Un percorso fantastico, quello di Vika Azarenka agli US Open: la tennista bielorussa è approdata in finale, dove è stata sconfitta in rimonta da Naomi Osaka.
“Non sono delusa, non sono necessariamente delusa. È solo doloroso. È doloroso perdere. Ero vicina, ma non è andata come volevo. Ci penserò troppo a lungo? Nient’affatto. L’ho già detto: che io vinca o perda, non cambierò. Non starò seduta a piangermi addosso. Questa è stata solo un’esperienza che non è andata come volevo. Ho passato due settimane fantastiche. Mi sono divertita. Ho fatto tutto che potevo oggi. Avrei potuto giocare meglio? Sì. Ma oggi ho dato tutto quello che avevo in campo. Lei ha vinto la partita. Tutto il merito va a Naomi. È una campionessa. Sento di essermi goduta di più il mio modo di stare in campo. Non necessariamente focalizzandomi sul risultato, ma concentrandomi sui miei progressi, vivendo nel momento, abbracciando i momenti difficili, le sfide difficili. Quando le cose non vanno come vuoi, è più divertente capire come uscirne piuttosto che pensare: ‘Oh, merda, sono nei guai, cosa devo fare?’”, ha commentato Vika dopo il ko al Flushing Meadows di New York.
Azarenka, madre di Leo, si è voluta poi focalozzare su un importante argomento, legato alla felicità dei giocatori: “quando sei giovane, puoi avere alcune persone non così fantastiche intorno a te, che ti mettono il paraocchi per così dire. Non guardare a destra, non guardare a sinistra. Ti perdi un po’ il senso di vivere. Diventi questa macchina focalizzata solo sull’essere una giocatrice di tennis. Ora mi sento più realizzata, fuori e dentro il campo. Penso che sia un vero successo. Un risultato molto più importante per me a livello personale. Tutto nasce ovviamente dalla tua educazione. Però penso che molti giovani giocatori, soprattutto ragazze, siano molto vulnerabili alla manipolazione, a essere indirizzati in un certo modo. È davvero un peccato quando accade. Non è facile quando sei giovane e devi capire, sotto molta pressione, come navigare in un altro mondo, soprattutto quando hai molto successo. Spero che verrà posta un po’ più di attenzione non necessariamente sulla forza mentale, ma sulla felicità generale dei giocatori. A volte vediamo giocatori che identificano se stessi solo come tennisti, poi sono un po’ persi nella vita, non sanno cosa fare alla fine della carriera. Non parlo solo di tennis, penso allo sport generale. Spero che si inneschi un meccanismo migliore e si cerchi il modo di parlare di come affrontare la vita, le responsabilità, il prendere decisioni che non sono facili in giovane età. Magari non vedremo più questi sfortunati casi che invece ora vediamo”.