I Mondiali di Imola hanno incoronato Filippo Ganna, l’alfiere azzurro per la prima volta ha regalato il titolo iridato a cronometro all’Italia, centrando un splendido oro davanti a tutti i big di questa specialità.
Un risultato enorme quello conquistato dal giovane corridore piemontese, catapultato in un sogno da cui non ha nessuna intenzione di svegliarsi: “la genesi di questo trionfo è da cercare nel periodo di altura che ho passato dopo la Tirreno-Adriatico a Macugnaga, al rifugio Oberto-Maroli. Ho dormito a 2800 metri e poi andavo ad allenarmi molto più in basso. Una novità che con il mio allenatore Dario Cioni abbiamo introdotto quest’anno. Importante per il fisico e perché non c’era il wi-fi! Mi collegavo in pratica solo dopo i pasti, così non ho controllato i social. Non ho letto eventuali commenti che mi consideravano il favorito e cose del genere. Poi, ha piovuto 5 giorni su 7 e oltre i 2000 metri a volte c’erano quattro gradi. Magari ti poteva passare la voglia. A me no, c’era un Mondiale da provare a vincere” le parole di Ganna alla Gazzetta dello Sport.
Riguardo l’ordine d’arrivo, Ganna ha ammesso: “la prima cosa che mi è saltata all’occhio è il secondo posto di Van Aert, un campione che al Tour de France era nella squadra, la Jumbo-Visma, che ha dominato. Alle spalle mi sono messo corridori straordinari, ma io non mi sento migliore di loro solo perché ho vinto. Un podio incredibile. Più difficile vincere in pista o su strada? Non so rispondere. Dietro ogni successo c’è il superamento dei propri limiti. Nessuna vittoria arriva facilmente. Anche come valore sono sullo stesso piano“.
Una vittoria storica per Ganna, diventato il primo iridato italiano a cronometro: “sento la sensazione di qualche cosa di storico, soprattutto perché sono il primo italiano a vincere questo titolo e ci sono riuscito in Italia. Ho percepito il tifo in strada, e le urla dell’ammiraglia. Ed è speciale il traguardo all’interno di un autodromo storico come Imola, dove tra qualche settimana ci saranno i bolidi di Formula 1. Il Giro? È il mio primo grande giro e mi aspetto che saranno 21 giorni di enorme fatica. Ho un grande capitano come Geraint Thomas e dovrò aiutarlo. Senz’altro la prima maglia rosa sarà un obiettivo. Ma tutt’altro che facile perché i rivali saranno tanti e due come Thomas e Dennis ce li ho in casa. Ma provarci, senza dubbio… lo farò. L’avevo già detto per il Mondiale: non partirò soltanto per mettere il numero sulla schiena. Lo stesso farò in Sicilia“.