Alcuni giocatori NBA si sono detti contrari al prosieguo della stagione. Nei giorni scorsi Kyrie Irving ha raccolto 80 cestisti in una conference call spiegando che, in un momento complicato per l’America, fra proteste anti-razzismo e Coronavirus, nonchè un’importante crisi economica, tornare a giocare a basket rischierebbe di distogliere l’attenzione da problemi realmente importanti.
Dichiarazioni che non hanno trovato appoggio in Austin Rivers che su Instagram ha pubblicato un duro messaggio: “io non vedo alcuna correlazione, tornare in campo permetterebbe di mettere soldi nei portafogli dei giocatori NBA. Con quei soldi possiamo aiutare ancora di più e continuare a dare il nostro tempo e le nostre energie al movimento Black Lives Matter, che supporto al 100%. Perché il cambiamento deve avvenire e le ingiustizie vanno avanti da troppo tempo. La NBA è una lega prevalentemente afro-americana, così come il nostro pubblico. Dare intrattenimento e speranza ai bambini è importante. Tenere alcuni di loro in casa davanti alla tv, invece che farli uscire e mettersi nei guai (per via degli ambienti ingiusti e delle ineguaglianze sociali) è importante. Non dico che il basket sia la cura, ma può dare una mano. Si può sia giocare che aiutare il cambiamento, le due cose non si escludono. Ci sono tanti giocatori che conosco che hanno bisogno dei loro assegni. Il 99% dei giocatori NBA non ha fatto i soldi che ha uno come Kyrie Irving. Le conseguenze di non tornare in campo con i soldi delle tv e col contratto collettivo potrebbero davvero danneggiare la pallacanestro. Addirittura cancellare la prossima stagione. Amo la passione di Kyrie per aiutare questo movimento, è di ispirazione, ma deve essere indirizzata nella giusta maniera, non al costo dell’intera NBA e delle carriere dei giocatori. Si possono fare entrambe le cose: giocare ed aiutare le vite nere in questo paese“.