Francesco Totti sta osservando in modo ligio i paletti imposti dalla quarantena dettata dal Coronavirus. L’ex attaccante della Roma oggi è stato ospite telefonico di Skysport ed ha risposto ad alcune domande in merito all’isolamento, ma anche in merito al suo passato calcistico. Quando ci sono bimbi in casa, il tempo non è mai troppo: “la giornata è lunga però fortunatamente ho una famiglia che mi sostiene e dei bambini che hanno bisogno di attenzione H24. Poi giochi e palestra, il tempo poi passa. Beneficenza? Nessuno si sarebbe mai aspettato di essere in queste condizioni, il problema coronavirus è veramente serio. Abbiamo acquistato dei macchinari per lo Spallanzani e raccolto circa 350 mila euro che cercheremo di utilizzare nel migliore dei modi, così da salvare le persone di tutte le età. Con i campioni del mondo del 2006 abbiamo fatto un’iniziativa con la Croce Rossa Italiana e abbiamo già messo da parte una bella somma, per dare possibilità alla gente che sta male”.
Durante l’intervista è intervenuto anche Del Piero, chiedendogli se a suo parere esista realmente un parallelismo tra le loro carriere: “Ci hanno messo sempre in un dualismo, provando a metterci contro, ma avendo due caratteri molto simili siamo riusciti a unirci ancora di più, capendoci veramente l’un l’altro soprattutto nei momenti difficili. Se giocava uno, l’altro lo sosteneva. Il mister doveva prendere delle decisioni e noi dovevamo rispettarle. Il video delle barzellette assieme? A inizio anni 2000 mi era venuto in mente di girarlo quasi con tutti i compagni di nazionale. Io e lui, da dopocena fino all’una di notte, non riuscivamo a fare una battuta. Ridevamo sempre. Ne avremo girate massimo 5-6. Tuttora abbiamo un grandissimo rapporto e nessuno ce lo toglierà“.
Totti ha raccontato anche un retroscena del finale di carriera, quando Ferrero fece di tutto per portarlo alla Sampdoria, ma il Pupone scelse di ritirarsi a differenza dell’amico De Rossi volato in Argentina:
“Rispetto ciò che ha fatto Daniele, ognuno è libero di fare le proprie scelte di vita. Io onestamente delle opportunità a fine carriera le ho avute, soprattutto all’estero, ma anche in Italia. Ho ricevuto chiamate dagli Emirati Arabi ad esempio. E poi la Sampdoria che mi voleva a tutti i costi. Sapete il debole che ha Ferrero per me, è romano e romanista e avrebbe fatto qualsiasi cosa per portarmi là. Ma ero un po’ dubbioso. Io volevo continuare perché sentivo ancora di poter dare qualcosa. Ma la mia idea era sempre stata quella di indossare un’unica maglia, quindi avrei cancellato tutto il pensiero portato avanti per 24 anni. La Samp è sempre stata nel mio destino. Se non ci fosse stato il torneo ‘Città di Roma’ con Ajax e Borussia Monchengladbach sarei andato lì nel 1996; il mister Carlos Bianchi non mi vedeva molto, però poi quella serata giocai alla grande e cambiò tutto. Fortunatamente ero riuscito a rimanere nella città e nella società che ho sempre amato. Anche perché poi chissà dove sarei andato dopo Genova, sicuramente non sarei tornato alla Roma“.
Infine la chiosa sul tanto commovente giorno del ritiro di fronte ad un Olimpico gremito: “Le lacrime, quelle le ho ancora. Sono passati tre anni ma è come se non lo fossero. Spesso riguardo quella giornata indimenticabile, c’è tutto il mio amore e la mia passione per questa squadra e questi tifosi. Ricordo ogni secondo di quella giornata. Speravo non arrivasse mai, ma in tutto c’è un inizio e una fine. Quando ho fatto questa passerella alcune persone neanche le avrei salutate, ma quel giorno era giusto essere una persona seria e coerente e mettere tutto da parte. È stato un giorno bello e brutto: brutto perché ho smesso di giocare, ma bello per l’amore che ho ricevuto. Non avrei mai pensato che la gente potesse arrivare a piangere come se non vedesse più una persona cara. E anch’io non ho retto all’emozione, perché la covavo da mesi, perché sapevo ciò che poteva succedere. Li ringrazierò per sempre perché mi hanno dato e mi danno tanto. Ho sempre cercato di ricambiare sul campo: sapevo ciò che potevo dare e facevo sempre qualcosa in più per far contento questo popolo che per la Roma farebbe qualsiasi cosa. So cosa significa essere romani e romanisti, cosa vuol dire vedere la Roma dalla tribuna, cosa vuol dire vincere o perdere la domenica. I romani sono questi”.