Diciotto mesi di squalifica, è questa la sentenza della Corte Disciplinare della Federazione internazionale nei confronti di Andrea Iannone, risultato positivo al drostanolone in seguito ad un controllo effettuato in Malesia lo scorso 3 novembre.
Il pilota dell’Aprilia, che dovrà star lontano dalle moto fino al 16 giugno 2021, sta già preparando ricorso al TAS insieme al proprio avvocato, con l’obiettivo di tornare il prima possibile in pista. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Iannone ha ammesso: “sono stato contento alla lettura della sentenza, perché è stata riconosciuta la mia innocenza, e questa per me era la cosa più importante. È stato riconosciuto che Andrea Iannone non è un pilota dopato. Ma non è ancora finita. Il 100% degli atleti che sono stati indagati per doping e sospesi, nel momento in cui è stata riconosciuta la contaminazione alimentare non sono stati squalificati. Io sono un’eccezione. Ma faremo ricorso al Tas per tornare in pista il prima possibile“.
Iannone poi ha proseguito: “la mia colpa è che avrei dovuto fare più attenzione a quello che avevo mangiato. Però in un ristorante come fai a sapere la differenza tra un piatto contaminato e uno che non lo è? Io credo che ci sia un’incongruenza tra il codice e la vita che noi svolgiamo: giriamo il mondo, mangiamo negli aeroporti, stiamo fuori casa 4-5 settimane spostandoci tra un Paese e l’altro, mangiamo un po’ di tutto. Ci mancherebbe altro che tu non faccia attenzione, ma nel momento in cui mangi un pezzo di carne non potrai mai sapere se è contaminato oppure no. Credo che vada cercata una soluzione“.
Un periodo davvero difficile per il pilota dell’Aprilia: “non so come abbia fatto finora a sopportare tutto, è stato un momento davvero tosto, mi sono sorpreso. Quando accusi di doping uno sportivo che invece è assolutamente consapevole di essere innocente, questa etichetta che si ritrova appiccicata addosso è la cosa peggiore che possa accadergli. Ho fatto l’esame del capello con il professor Alberto Salomone in un centro antidoping riconosciuto, non sono andato a fare le analisi nel laboratorio sotto casa mia. Abbiamo ricostruito la mia storia fino a quattro mesi prima, il massimo che permetteva la lunghezza dei capelli. Io più che dimostrare la mia totale buona fede e rendermi disponibile a ogni tipo di analisi non potevo fare. Se avessi avuto qualcosa da nascondere mi sarei tagliato i capelli il giorno dopo l’accusa. A me premeva dimostrare la mia innocenza, e sono contento che i giudici lo abbiano riconosciuto“.
Adesso è pronto il ricorso al TAS: “su procedure e tempi tecnici non so nulla, quello è lavoro per il mio avvocato. Questa è stata la prova più dura della mia vita. Sono contento di come l’ho affrontata e superata. Bisogna essere realisti e guardare in faccia la realtà, ma io continuo a vederla allo stesso modo. Sono innocente e farò di tutto per dimostrarlo. L’Aprilia mi ha supportato dal principio e ha sempre creduto alla mia parola. Hanno sempre visto tutte le carte e hanno anche fatto un’indagine, credendomi. Mi hanno supportato sempre, dalla presidenza a Massimo Rivola, a tutti gli uomini del reparto corse. Non ho mai sentito un calore così importante“.
Infine, Iannone ha chiosato: “mi hanno scritto Nico Terol e Romano Fenati, per quanto riguarda le polemiche, non mi va di farne. Sono sempre stato preoccupato, ma con me stesso mi sono sempre sentito a posto, pulito. Non ho mai assunto alcun tipo di sostanza che possa essere associata al doping”.