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NBA, le rivelazioni di Carmelo Anthony: “LeBron mi ha salvato la vita in mare. Bryant? All’inizio si credeva il Padrino, poi…”

La stella dei Blazers ha raccontato due particolari aneddoti con protagonisti LeBron James e Kobe Bryant

SportFair

Rivelazioni davvero sorprendenti, aneddoti particolari che Carmelo Anthony ha raccontato nel corso di una video chat con Dwyane Wade, due dei componenti del celebre Banana Boat Team insieme a LeBron James e Chris Paul.

Foto Getty / Katelyn Mulcahy

Il giocatore dei Blazers si è lasciato andare, rivelando un episodio davvero sorprendente in cui avrebbe potuto perdere la vita: “eravamo alle Bahamas e ci siamo tuffati in mare. C‘era tanta corrente, molto vento, sono rimasto in acqua per godermi le meraviglie della barriera corallina, è stata colpa mia lo ammetto. La corrente mi ha allontanato dalla barca, metto fuori la testa dall’acqua e vedo in lontananza LeBron buttarsi in acqua: sembrava MacGyver! Mi raggiunge, con un braccio mi prende e mi trascina con sé, con l’altro continua a nuotare portandomi in salvo: mi ha salvato la vita, mi ha letteralmente salvato la vita!“.

Elsa/Getty Images

Per quanto riguarda l’amicizia con Kobe, Carmelo Anthony ha rivelato come è iniziata: “non lo conoscevo, per cui non sapevo come comportarsi con lui: non sai mai se un giocatore ti stringerà o meno la mano, non sai mai se ti parlerà nel corso della partita oppure no… Kobe iniziò col fare un po’ di trash talking: ‘Ti facciamo divertire un po’ ora, ma poi nel quarto quarto le cose cambiano: nel quarto quarto ti marco io’. ‘Cosa stai dicendo? Perché non mi marchi adesso, allora?’, ricordo di avergli risposto. Comunque: la partita va avanti, arriva il quarto quarto. Gli arbitri iniziano a fischiare solo in suo favore, ogni contatto un fallo, mentre lui mi trattiene, mi colpisce, fa di tutto — e nulla, mai un fischio. Da quel momento abbiamo iniziato un duello super intenso, e lui comincia a toccarmi con la mano sul collo, dietro la testa — una delle cose più irrispettose verso un altro giocatore. ‘Calmati ragazzino’, continuava a ripetermi. Io ho pensato: ‘Ora lo ammazzo’“.

Tommaso Boddi/Getty Images

La situazione poi è cambiata alla fine del match :”siamo andati avanti così fino alla fine delle partita, quando è venuto da me e mi fa: ‘Ti sei guadagnato il mio rispetto’. ‘Cosa?!? Dobbiamo giocare per il tuo rispetto?!? Questo si crede di essere ‘Il Padrino’… Pensa che dobbiamo baciargli l’anello?’, mi dicevo… Ma Kobe era così: ‘Non ti sei tirato indietro, hai accettato la sfida, lo apprezzo’. Da quel momento ci siamo avvicinati molto, all’inizio parlavamo solo di pallacanestro, poi è diventata una bella amicizia, poi anche le nostre famiglie si sono conosciute e parlavamo davvero di tutto, della vita in generale”.

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