I programmi per la stagione 2020 e gli errori dell’Italia sui giovani ciclisti: “non si fa nulla per cambiare”

Matteo Trentin sincero sulle sbagliate metodologie di allenamento dei giovani in Italia: le parole del videcampione iridato di ciclismo

SportFair

E’ iniziata la stagione 2020 di Matteo Trentin, il ciclista italiano ha esordito ieri alla Vuelta Valenciana, iniziando piano piano il suo percorso puntando a migliorare sempre più nel corso della stagione: “è stato tutto più o meno simile all’anno scorso, ho solo cambiato come tempi, sono un po’ più indietro perché voglio essere più brillante negli appuntamenti più importanti, l’anno scorso mi è mancato lo scalino in più proprio quando serviva“, ha raccontato alla ‘rosea’.

matteo trentinIl vicecampione mondiale ha aperto una parentesi sul suo risultato nell’ultima rassegna iridata: “sono stato lì a un passo, nella corsa più importante dell’anno. Ero tra i favoriti, ho attaccato quando si doveva, ho risposto a Van der Poel, ero il meno outsider fra i tre al traguardo. Poi è andata come è andata, ma questo mi dà la consapevolezza che posso fare io la corsa. Il prossimo Mondiale? Non è nemmeno nei programmi il prossimo, è un tracciato per scalatori, non è proprio per me. Come non lo è nemmeno la corsa olimpica di Tokyo. L’Europeo (è già stato campione continentale nel 2018) potrebbe essere invece un obiettivo, è a casa mia, a Trento, davanti alla mia gente, conosco tutte le strade…”.

Anche se esistessero un Remco (Evenepoel, ndr) o un MVDP (Van der Poel, ndr) italiani non arriverebbero al professionismo perché la multidisciplinarietà non esiste e sarebbero spremuti come limoni da junior (se non prima). Dobbiamo migliorare in mentalità… E’ la mia opinione e non da oggi. Mi fa un po’ ridere chi si lamenta del fatto che mancano i giovani, perché poi non è che in Italia si fa qualcosa per cambiare. Basta vedere le gare giovanili, l’esasperazione degli allenamenti tra gli juniores. C’è qualcosa di sbagliato, ma da anni non si fa nulla per cambiare le cose. A Natale io mi allenavo come al solito con il fondo, ho visto ragazzi fare 5 o 6 ore intorno al lago, a dicembre! Se si spremono così… Non si corre più per soddisfazione, ci si allena troppo quando non serve. Dovremmo chiederci perché i migliori neopro’ italiani che passano al World Tour sono quelli che arrivano da Continental straniere. E sul discorso della multidisciplinarietà dico: io ho sempre fatto ciclocross, storcevano il naso ma grazie ai risultati non potevano dirmi di no”.

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