Atalanta, Papu Gomez si racconta: “mi volevano Inter e Atletico, ma il Catania rifiutò. Il Metalist? Ci andai per i soldi, ma…”

Il giocatore argentino ha fatto un excursus della propria carriera, rivelando alcuni retroscena relativi alla sua esperienza in Ucraina

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Oggi si gode una splendida Atalanta, ma in passato i momenti difficili non sono affatto mancati. Papu Gomez è senza dubbio uno dei pilastri dei nerazzurri che, questa sera, debutteranno negli ottavi di Champions League contro il Valencia.

Gomez
Marco Luzzani/Getty Images

Intervistato da ‘El Pais’, l’argentino ha ripercorso un po’ la sua carriera, tornando indietro ai tempi del Catania: “nel 2013 avevo trascorso tre anni piuttosto buoni a Catania, avevo 25-26 anni ed ero ancora giovane. Mi cercarono l’Inter e l’Atletico del Cholo Simeone che però non avevano la potenza finanziaria di adesso e non potevano permettersi di pagare i 10 milioni richiesti dal Catania: ci fu un’offerta di sei, poi l’Atletico prese Villa per quattro milioni. Adesso va di moda non presentarsi al ritiro estivo, combattere con il presidente o dire qualcosa contro il club per forzare la cessione. A Catania però non avrei mai potuto farlo, anche se sentivo che il mio ciclo lì si era concluso. Personalmente non ho mai detto ‘se non mi vendi non mi alleno o resto deluso finché non vado all’Inter’, non l’ho mai fatto prima e non l’ho fatto neppure adesso all’Atalanta dove ho ricevuto molte offerte“.

EuroFootball/Getty Images

Sul suo passaggio al Metalist, Gomez ha rivelato: “ci fu un’offerta del Metalist che giocava in Champions League e combatteva per il titolo ucraino con lo Shakhtar Donetsk, in rosa c’erano molti argentini e mi dissi: ‘bene, se non posso andare all’Atletico o restare in Italia, almeno vado a giocare una competizione europea e a guadagnare più soldi’. Al Metalist passai un anno terribile, mi servì solo dal punto di vista economico: la guerra iniziò a dicembre e io me ne andai a settembre. Fui costretto a ricominciare da capo all’Atalanta che allora non era il club che è oggi“.

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