L’altoatesino Jannik Sinner è passato in pochi mesi dall’essere un ragazzino prodigio del tennis conosciuto solo dagli addetti ai lavori, ad essere la grande speranza del movimento italiano d’avere un tennista di vertice che possa duellare per i primi posti del seeding in un futuro non troppo lontano.
Insomma, un balzo in avanti repentino per il giovane tennista azzurro, il quale intervistato da Repubblica ha analizzato proprio la crescente responsabilità ed aspettativa riposta in lui: “Più vinci e più sale la tensione su di te, funziona così. Il viaggio è lungo, anzi, è appena cominciato“, parole mature quelle di Sinner, il quale sa bene che la strada verso il successo è molto lunga ed ardua. “Le cose intorno a te cambiano, anche fuori dal campo. Ma io non sono cambiato, ho trovato un modo per gestire l’eccesso di attenzioni: me ne frego e penso solo a quello che faccio. A casa mamma e papà mi hanno sempre insegnato a essere sincero. Spero davvero di non fermarmi solo al numero 50 del mondo. Devo alzare il livello dei tornei, arrivare a giocare 60 partite senza perdere il ritmo. Il mio vero target è la continuità, perché sono ancora discontinuo a grandi livelli“.
Sinner ha inoltre risposto a chi lo accusa di essere eccessivamente presuntuoso, dato il suo obiettivo di arrivare al numero 1 del seeding: “Me ne rendo conto. Ma chi non vuole diventare numero uno del mondo? Poi ognuno ha il suo carattere: io ero rompiballe già a quattro anni, mi dicono: quando volevo una cosa andavo a prendermela e stop. Ero così anche nello sci. Ma fuori dall’agonismo scherzo e gioco tanto. Fuori dal campo sono ancora adesso un bambino, mi diverto un sacco e in fondo penso sia anche giusto a questa età non prendersi troppo sul serio. Anzi, spero di restare un ‘bambino’ il più a lungo possibile”. La chiosa è da uomo maturo, navigato, una risposta secca a chi non lo reputa del tutto italiano: “Mettete in conto anche la Davis, perché io mi sento italiano al cento per cento”.