Il tennista scozzese ha raccontato un tremendo aneddoto risalente ai tempi della scuola elementare, quando un folle aprì il fuoco nella scuola di Murray uccidendo 17 persone
E’ servito un documentario per spingere Andy Murray a raccontare un episodio rimasto nascosto per tanto tempo, venuto a galla nella realizzazione del docu-film ‘Resurfacing‘ diretto da Olivia Cappuccini, regista e compagna del cognato.
Una pellicola che racconta gli ultimi due anni del tennista scozzese, caratterizzati dall’infortunio all’anca e dalla conseguente operazione, che per un periodo ha spinto Murray a pensare al ritiro, prima di tornare in campo. Un viaggio introspettivo che spinge il britannico a raccontare anche la vicenda che gli ha cambiato la vita, avvenuta da bambino nella sua scuola di Dunblane, quando un folle entrò nell’edificio e uccise 17 persone sparando all’impazzata: “quello che accadde a Dunblane, quando avevo circa 9 anni, per tutti i bambini sarebbe difficile. Il fatto che conoscevamo il ragazzo che sparò, andavamo al suo club per ragazzi, era stato nella nostra auto, lo avevamo accompagnato alla stazione ferroviaria e cose del genere… è stato un trauma difficile da superare. Nei 12 mesi successivi, poi, i nostri genitori hanno divorziato. È stato un momento molto complicato per noi bambini. Lo vedi e non sai bene cosa sta succedendo. E poi anche mio fratello poco dopo andò via di casa. Facevamo tutto insieme io e lui. Quando si è trasferito è stato difficile anche per me. In quegli anni ho avuto molta ansia, che mi prendeva mentre giocavo a tennis. Quando ero in campo faticavo a respirare. La mia sensazione nei confronti del tennis è che in qualche modo sia una fuga. Tutto ciò che mi è accaduto l’ho tenuto dentro. Sul campo da tennis io mostro dei lati positivi della mia personalità, ma faccio vedere anche quelli peggiori, quelli che odio di più. Il tennis mi permette di essere quel bambino, che ancora oggi si fa domande. Ecco perché non posso stare senza tennis“.