MotoGp – La domanda mirata e la tirata d’orecchie, Jeremy Burgess ammette: “Valentino Rossi pensa troppo alla moto! Ecco cosa gli chiederei”

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Jeremy Burgess sincero su Valentino Rossi: le parole dell’ingegnere australiano sulle difficoltà del Dottore e la sua situazione nel motomondiale

Inizia ufficialmente oggi il weekend di gara del Gp di Valencia, l’ultimo round della stagione 2019 di MotoGp. I piloti incontreranno la stampa, per raccontare le sensazioni con le quali arrivano all’ultimo appuntamento del motomondiale, per poi concentrarsi sul lavoro da fare in pista a partire dalle prime prove libere di domani mattina.

AFP/LaPresse

Occhi puntati su Valentino Rossi, che dopo il quarto posto di Sepang è motivato a far bene per chiudere con un risultato positivo una stagione che positiva non lo è stata affatto. Il Dottore si concentrerà anche sul lavoro per il 2020, considerando i test di Valencia che si disputeranno dopo il weekend di gara e che potranno dargli una prima indicazione sulla competitività della sua moto e sul suo futuro.

E’ proprio del nove volte campione del mondo che Jeremy Burgess ha parlato in un’intervista alla ‘rosea’, spiegando che a suo avviso, la novità è che Valentino Rossi non riesca a fare le sue solite rimonte pur partendo da dietro in griglia di partenza, come accadeva anni fa.

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Ha quasi 41 anni… Nel calcio puoi dire di essere vecchio a 41 anni. Può stare tranquillamente nel gruppo, ma essenzialmente sta togliendo a un giovane un’opportunità di essere magari campione del mondo tra 5 o 6 anni. Valentino è una parte importante della MotoGP, quando Mick Doohan fu costretto lasciare dopo l’ultimo infortunio, il suo posto fu preso da lui. Oggi ci sono Quartararo e altri giovani, e Rossi può essere molto contento del lavoro fatto con l’Academy: guarda per esempio ai risultati di Morbidelli o di Bagnaia. È quello che ti aspetti quando crei un progetto così, alleni un ragazzo sperando che un giorno diventi migliore di te“, ha dichiarato l’ingegnere australiano.

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Valentino è un caso molto speciale. Un anno fa in Malesia e poi anche quest’anno in Texas ha rischiato di vincere. Ma pensa troppo alla moto anziché al metodo. Non puoi essere contemporaneamente pilota e ingegnere, devi fidarti che la moto che hai in mano sia buona perché gli ingegneri hanno fatto le scelte giuste. Se è lui a ingegnerizzare la moto, spererà sempre di avere azzeccato la scelta, ma senza però averne la certezza“, ha aggiunto.

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Io farei a Valentino una domanda molto semplice: “Credi che potresti ancora guidare come nel 2008, quando hai battuto Casey Stoner a Laguna Seca?”. Se dovesse rispondere che forse no, che è qualcosa che appartiene al passato, significherebbe che forse non sarà mai più in grado di correre al massimo livello. Va anche detto che l’esperienza Ducati non è stata giusta per Valentino. Avrebbe dovuto restare alla Yamaha, lì l’unico pericolo per lui era Lorenzo. Invece andò in Ducati per tornare a essere il numero 1, ma su quella moto c’erano tante cose da fare. E infatti quando è andato via hanno cambiato approccio. Di sicuro non perderà mai un tifoso. Ma so anche che nessun ragazzo di 10 anni oggi avrà in camera un poster di Valentino, che è più vecchio di suo papà. Non adorerà la figura di un nonno. Tiferà Marquez, Quartararo, o altri dei giovani che stanno arrivando adesso“, ha concluso.

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