Kevin-Prince Boateng pronto a creare una task force contro il razzismo: il giocatore della Fiorentina vuole dare un segnale importante che vada oltre i semplici ed inefficaci slogan
“Non mi basta che dopo gli insulti a Balotelli venga impedito l’accesso a una parte di tifosi. Io spero sempre in comportamenti positivi e mi auguro che il pubblico qualcosa abbia imparato e non replichi più certi atteggiamenti“. Si è espresso così Kevin Price Boateng in un’intervista al Corriere della Sera. L’attaccante della Fiorentina, sempre in prima linea sulla questione razzismo, ha spiegato di voler organizzare personalmente una task force per sensibilizzare sulla tematica e dare un segnale importante che vada oltre i semplici ed inefficaci slogan. “Serve la squalifica del campo. Le società devono pagare per il comportamento dei loro tifosi. Oppure, se necessario assegnare la sconfitta a tavolino. E poi negli stadi si dovrebbero installare più telecamere per individuare chi compie certi gesti – continua Boateng – Il mio discorso sul razzismo all’Onu? Un giorno importante per la mia vita. Ma dopo di allora concretamente cosa è stato fatto per combattere il fenomeno? Una task force, riassunta in una serie di riunioni e idee. Nel 2020 ci penso io. Sto organizzando una task force mia con eventi, coinvolgendo altri calciatori. Sono stufo, la gente non capisce come si sentono Balotelli, Boateng o Koulibaly quando tornano a casa. Noi siamo soli. Divento pazzo quando sento commenti del tipo ‘tanto guadagni 5 milioni’, addosso restano cicatrici che non si possono cancellare“.