Enes Kanter è ormai il simbolo sportivo dell’opposizione al regime di Erdogan: il cestista turco ricorda sui social il prezzo che ha dovuto pagare per difendere la sua libertà
Il bombardamento della Turchia sulle zone della Siria nelle quali sono presenti i curdi riempie le pagine di cronaca dei principali mezzi di comunicazione, non soltanto nella sezione politica, ma ormai anche in quella sportiva. Diversi sportivi di origine turca hanno scelto di prendere apertamente una posizione al riguardo: i calciatori della Turchia sono stati criticati per aver manifestato il proprio supporto al regime di Erdogan esultando con il saluto militare; Enes Kanter è invece diventato il simbolo dell’opposizione.
Il cestista turco, da diversi anni a questa parte, è in aperto contrasto con le idee del suo stesso Paese che gli ha voltato le spalle. Kanter è stato accusato di aver favorito il fallito golpe di Fethullah Gulen, un pretesto per chiudergli la bocca. Il cestista dei Boston Celtics è stato dichiarato un ‘terrorista’, un nemico della Turchia. La sua famiglia è stata costretta a voltargli le spalle, il padre arrestato, le persone a lui vicine sono state perseguitate. Verso Kanter è stato emesso un mandato di cattura internazionale, che fortunatamente non può essere esercitato negli USA, ma che gli impedisce di lasciare il Paese, rischiando di essere arrestato, come già accaduto in Indonesia. Recentemente Kanter è stato anche minacciato di morte e aggredito fisicamente e verbalmente all’uscita di una Moschea vicino Boston.
Il tutto senza mai indietreggiare di un passo. Il cestista turco non ha mai fatto mancare la propria voce, nelle piazze come sui social, esprimendo la propria, netta, condanna verso il presidente Erdogan, la negazione dei diritti umani e le atrocità militari del regime. Su Facebook Enes Kanter ha pubblicato un messaggio iconico che sottolinea il caro prezzo della libertà:
- Non vedo e non parlo con la mia famiglia da 5 anni
- Hanno arrestato mio padre
- I miei fratelli non possono trovare lavoro
- Hanno revocato il mio passaporto
- Hanno emesso un mandato d’arresto internazionale nei miei confronti
- La mia famiglia non può lasciare la Turchia
- Ricevo minacce di morte ogni giorno
- Vengo attaccato, tormentato
- Hanno cercato di rapirmi in Indonesia
LA LIBERTA’ NON E’ GRATIS