Il difensore della Juventus ha parlato del romanzo scritto sul bullismo, rivelando di esserne stato vittima in passato
Un romanzo sul bullismo, un’idea di Francesco Ceniti sposata in pieno da Leonardo Bonucci, che ha voluto dare il proprio contributo per combattere una delle piaghe più serie della nostra società.
Un tema che tocca molto il difensore della Juventus, anche lui vittima di bullismo in passato, una storia mai raccontata che ha voluto rivelare ai microfoni della Gazzetta dello Sport: “un episodio accaduto quando avevo 14 anni di cui non ho mai parlato. Ero a Viterbo, la mia città, e mi sono trovato in una situazione particolare, minacciato da un ragazzo di due anni più grande. Mi ha spinto e mi ha chiesto di dargli quello che avevo in tasca. Ho avuto la freddezza e il coraggio di non farmi mettere i piedi in testa: sono riuscito a dissuaderlo e a scappare, raggiungendo un gruppetto di amici. L’episodio mi ha segnato, ma ho capito che dovevo crescere: se quel ragazzo mi aveva avvicinato, evidentemente aveva visto in me un punto debole. Un bullo secondo me ha qualcosa che manca dentro di sé, fa così perché ha vissuto una situazione di difficoltà. Spero che il libro sia di aiuto anche per chi cerca di violentare fisicamente o psicologicamente un’altra persona“.
Coinvolgendo i propri figli nel discorso, Bonucci ha spiegato: “cerco sempre di far capire ai miei figli che devono parlare di qualsiasi cosa a casa. Che sia una cosa fatta bene o male, è giusto affrontare il dialogo con i genitori, con i nonni, con le persone di cui si fidano. Altrimenti diventa facile chiudersi, smettere di frequentare alcuni posti e complicare le cose. Abbiamo cominciato a responsabilizzarli, a insegnare il rispetto per il compagno. Il mondo di oggi però è più difficile di quello di 20 anni fa. Io sono fortunato ad avere una moglie con grandi valori, che dedica 24 ore su 24 ai figli. Se sono quello che sono, devo tanto a lei che, testarda com’è, mi ha fatto capire che la mia opinione è importante, perché la discussione è un momento di crescita. Lo sport? Aiuta tanto: se sei bravo, il gruppo ti accetta e questo aiuta a essere più sicuri. Io ad esempio da piccolo ero timido, faticavo a chiedere le cose“.
Non manca infine un piccolo pensiero per Matteo, che sembra aver superato i suoi problemi di salute: “Matilda, la nostra terza bimba, ha riacceso un grande raggio di luce che si era affievolito. Ora stiamo bene, abbiamo trovato il giusto equilibrio e Lorenzo si prende cura dei fratellini. Matteo fa controlli periodici e l’ultimo è stato un check up completo a fine settembre. E’ andata bene anche se nell’angolo più remoto del cervello resta sempre un piccolo pensiero, che si risveglia quando ci sono i controlli. Però ora, quando passiamo sotto all’ospedale, Matteo guarda in alto e dice ‘lì c’è la mia dottoressa’. Ha capito“.