Sergio Parisse e Alessandro Zanni raccontano le loro emozioni in vista dei Mondiali di rugby 2019
Dopo che Conor O’Shea ha ufficializzato la lista dei 31 Azzurri che il 7 settembre prossimo voleranno alla volta del Giappone – prima, rimangono due test-match estivi contro la Francia il 30 giugno a Parigi e l’Inghilterra il 6 settembre a Newcastle – tocca a capitan Sergio Parisse prendere la parola insieme ad Alessandro Zanni: insieme dal 2001 con la maglia dell’Italia U19, da allora hanno collezionato 252 presenze totali con la Nazionale Maggiore.
Parisse ha debuttato nel 2002 ad Hamilton, contro la Nuova Zelanda; per il seconda linea e flanker friulano il debutto internazionale è arrivato tre anni dopo, a Prato contro Tonga nel 2005.
Per il capitano azzurro Giappone 2019 segna la quinta partecipazione ad una rassegna iridata, per Zanni, invece, si tratta della quarta apparizione sul palcoscenico più prestigioso della palla ovale. Ancora un’avventura insieme, l’ultima.
“Guardo indietro e penso alle tante cose che sono successe, a come il rugby sia cambiato e stia cambiando ancora oggi– esordisce Sergio Parisse, ieri contro la Russia in meta per la sedicesima volta con Italrugby – e alla fortuna di giocare il mio primo mondiale a vent’anni, nel 2003 in Australia. Raggiungere Brian Lima e Mauro (Bergamasco) nel novero di coloro che hanno disputato la Rugby World Cup cinque volte è un grande onore”.
“Oggi il gioco è talmente fisico che, rispetto al passato, non può essere trascurato alcun dettaglio– prosegue il numero otto e capitano dell’Italrugby -e in questo senso la preparazione al Mondiale 2019 è stata quella in cui la programmazione e l’attenzione ai dettagli sono state complete come mai in passato. Alimentazione, supplementazione, respirazione, gestione dello stress mentale, programmazione minuziosa dei carichi di lavoro: nulla è stato trascurato, anche se inevitabilmente in un periodo così lungo abbiamo dovuto adattarci e far fronte a qualche imprevisto”.
“Oggi è il giorno delle scelte, so per esperienza cosa passi nella mente di un atleta e quanto per un allenatore sia difficile fare delle scelte e non selezionare chi ha lavorato duramente. Nel nostro caso, lo hanno fatto tutti da giugno a oggi: sono molto fiero di come ogni individuo di questa squadra ha affrontato la preparazione, senza tirarsi mai indietro. Quando c’è molta profondità, le scelte sono ancora più dure: ai ragazzi che per ora non sono entrati in squadra, ma che sono il futuro di questa Nazionale, posso solo consigliare di tenersi pronti, il Mondiale è lungo e l’occasione di essere richiamati può arrivare in ogni momento”
Con 139 caps alle spalle e un quinto Mondiale alle porte, per Parisse si avvicina il momento del commiato al palcoscenico internazionale: “Per me adesso è fondamentale concentrarmi su questo Mondiale, dopo capiremo se fisicamente e mentalmente posso ancora dare qualcosa all’Italia e, nel caso, lo farò con piacere e orgoglio. Voglio essere onesto e coerente con me stesso e capire se è momento dopo il Mondiale di dire stop all’azzurro, ma mi piacerebbe avere un’opportunità per giocare, anche solo una volta ancora, davanti al nostro pubblico”.
Alessandro Zanni, dopo due stagioni costellate da infortuni, è riuscito a 35 anni a riconquistare stabilmente un posto nel gruppo azzurro di O’Shea. Merito di quell’etica del lavoro che ne ha contraddistinto il percorso, facendolo apprezzare da compagni, allenatori, avversari e che lo ha portato a reinventarsi seconda linea di sostanza dopo una carriera in terza linea: “Dopo tanti problemi fisici in serie, il quarto Mondiale è un risultato su cui, un anno fa, difficilmente avrei puntato”.
“È una grande soddisfazione vestire la maglia azzurra ancora una volta e spero di dare un contributo importante nello scrivere una pagina di storia che ci è mancata nelle edizioni precedenti” spiega l’avanti di Udine.
La memoria spazia indietro nelle stagioni, ai tre Mondiali già vissuti: “Nel 2007 c’erano tante aspettative su di noi, era stato un anno particolare, con due vittorie nel Sei Nazioni, tanta pressione e la necessità di legittimare quanto fatto nel Torneo. Mai siamo andati tanto vicini al passaggio del turno come allora, il ricordo e il rammarico di quella sconfitta a Saint Etienne contro la Scozia vivono ancora in chi c’era, quella sera”.
“Nel 2011 e nel 2015 nonostante fossimo ben preparati e l’ambizione fosse sempre il passaggio del turno, le due gare decisive, entrambe con Irlanda, non sonon andate come speravamo. Avevamo due gruppi forti, che avrebbero potuto farcela”.
La rosa per “Giappone 2019”, secondo Zanni, è uno sguardo verso il futuro dell’Azzurro: “Il Mondiale è una competizione difficile, bisogna prepararsi in modo maniacale per arrivare all’obiettivo, ma questo gruppo è molto interessante. Abbiamo un bel mix di giovani e di giocatori esperti, ma soprattutto ho potuto vivere e vedere la crescita dei ragazzi che si sono affacciati da poco sulla scena internazionale”.
“Il livello al quale ci siamo preparati ci darà la possibilità di essere performanti: ci giocheremo la qualificazione contro due delle squadre più forti al mondo, All Blacks e Springboks, ma siamo nella condizione di giocarci le nostre chance in ogni partita”.
Il pensiero di Zanni va, poi, all’amico e compagno Leonardo Ghiraldini, il terzo veterano del gruppo azzurro: il tallonatore e vicecapitano dell’Italia, in recupero dall’infortunio al ginocchio di marzo a Roma contro la Francia, ha conquistato un posto nella lista dei 31 ufficializzata oggi da O’Shea.
“Sono felice per Ghira, so cosa ha dovuto affrontare dopo l’infortunio perché ci sono passato a mia volta. Ci lega amicizia che va oltre il rugby: Leo ha lavorato duro per rientrare velocemente e riuscire a far parte del gruppo, sono contento di poter vivere quest’ultima avventura insieme a lui e Sergio”.
“Per me la carriera internazionale finirà con il Mondiale, ci sono tanti giocatori e tanta competizione oggi in Italia e sono felice di salutare l’azzurro sul palcoscenico più importante del nostro sport. Ci sono tanti ragazzi pronti per la Nazionale, qualcuno di loro non ce l’ha fatta a entrare nei 31, ma credo sia giusto lasciare a loro spazio dopo il Mondiale”.
Difficile pensare a un’Italia senza Parisse, Ghiraldini o Zanni, capace all’apice della propria condizione di disputare oltre 50 test consecutivi per l’Italia. L’umiltà di Zanni, ancora una volta, spazza via i dubbi: “Ci saranno altre Italie, altri giocatori. Il futuro è positivo per la Nazionale. Abbiamo scritto pagine importanti nella storia dell’Italia e ci sará chi farà altrettanto in futuro. I giocatori passano, la maglia rimane. A me resteranno le emozioni, belle e brutte. Le soddisfazioni e i rimpianti per partite che avremmo potuto vincere e che avrebbero forse cambiato le cose. Soprattutto, resteranno momenti intensi e amicizie che porterò sempre con me. Ho imparato molto da ogni atleta con cui ho condiviso il campo da gioco. E sarò sempre grato di aver vestito l’azzurro”.