Il CEO del campionato DTM ha prima ricordato l’amico Lauda, per poi soffermarsi sull’attuale Mondiale di Formula 1
Insieme a Montezemolo e Marko, Gerhard Berger è stato uno degli amici più intimi di Lauda. Vite quasi parallele, con gli stessi ostacoli superati e quasi le medesime emozioni vissute.
Un passato alla Ferrari e un rogo da cui salvarsi, è successo sia a Niki che all’attuale CEO del campionato DTM, che oggi sarà al Duomo di Vienna per dare l’ultimo saluto al suo caro amico. Prima di farlo però, Berger è arrivato in Italia per lanciare la tappa del Dtm in programma il 7-8 giugno a Misano, soffermandosi per prima cosa su Lauda: “le sue condizioni erano altalenanti, Alla fine però ho capito che era solo questione di tempo, che le sue batterie si stavano spegnendo. In gioventù amavo i piloti spericolati come Jochen Rindt, poi però ho capito che Niki non era solo intelligente, era anche uno dal piede pesante altrimenti non si ottiene il record della pista sul vecchio Nürburgring o si vince a Montecarlo sotto la pioggia. Niki è morto presto, a 70 anni, ma ha fatto cose che un uomo normale non avrebbe saputo realizzare neppure vivendone mille! Ma cosa più stupefacente è che era sempre se stesso“.
Berger poi si sofferma sulla situazione attuale della Ferrari: “per ciò che aveva mostrato a Baku ero convinto che potesse giocarsi il Mondiale, poi a Monaco, al di là degli errori, non aveva abbastanza velocità. Non riesco ancora a farmi una idea del potenziale. Di certo, se vogliono lottare per il campionato, devono smetterla di sbagliare. Ma la mossa di affidarsi a Mattia Binotto è giusta: dopo l’uscita di Montezemolo e Stefano Domenicali, la Ferrari era cambiata, non era più quella che conoscevo. Ora con Binotto ha ritrovato il suo dna. Ma ci vuole tempo, bisogna che si stabilizzi. Sono convinto che basterebbe una vittoria per togliere un po’ di pressione e dare una svolta alla stagione. Vettel? Ha bisogno di sentirsi a casa, di vivere in una atmosfera rilassata. Sta soffrendo e non riesce a dare il 110%, come successe quando era con Ricciardo, quando poi lasciò la Red Bull. Hamilton? Lewis ha un super ego, prima di lasciare la Mercedes vuole raggiungere Schumacher a 7 titoli. E’ il pilota che più mi ricorda Senna. Seb è un lavoratore come Schumacher ma rispetto a Michael gli manca la capacità di indirizzare il team, di chiedere l’ingaggio di uomini chiave. Ma ora è concentrato al 100% per dimostrare al team che lui è ancora il numero 1“.