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“Il volto di Marco è pieno di tagli profondi e lividi”, il Generale Rapetto vuole andare fino in fondo: sarà fatta giustizia sulla morte di Pantani?

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Umberto Rapetto svela degli importanti retroscena sulla morte di Marco Pantani: le affermazioni del generale di Brigata della Guardia di Finanza riusciranno a far riaprire il caso sul decesso del Pirata?

Pochi giorni fa si è tornato a parlare della morte di Marco Pantani, con dei dettagli agghiaccianti rivelati da Umberto Rapetto, generale di Brigata della Guardia di Finanza, alla Commissione Parlamentare Antimafia. Il caso sulla morte del Pirata è stato archiviato, ma c’è chi ancora non si dà pace, prima fra tutti la sua famiglia, e vuole fare chiarezza sul decesso dell’amatissimo ciclista italiano, che tanto ha fatto sognare gli appassionati delle due ruote.

©PINCA/LAPRESSE

C’è il forte sospetto che la criminalità organizzata abbia tirato i fili di questa brutta vicenda. Pantani, come si ricorderà, era stato estromesso nel 1999 dal Giro per un valore del sangue non in regola. C’era allora un flusso vorticoso di scommesse clandestine con la camorra a fare da banco che aveva tutto l’interesse a non far vincere il romagnolo. E Pantani fino al giorno della morte ha cercato di scoprire chi c’era dietro a una esclusione che riteneva pilotata. Era, per questo motivo, un soggetto a rischio. Ecco perché abbiamo portato il memoriale in Commissione“, ha spiegato Rapetto alla ‘rosea’, motivando perchè ha deciso di rivolgersi alla Commissione Antimafia.

Foto Marco Rosi/Lapresse

Non era da solo nella stanza in cui è stato trovato morto: lo si può capire dalle tracce di sangue lasciate dal corpo, come se fosse stato trascinato. E ci sono tanti altri aspetti, tipo le ferite sul viso di Pantani… Non sono drammatiche come quelle di Stefano Cucchi, ma il volto di Marco è pieno di tagli profondi e lividi. Sono stati derubricati come contusioni da caduta nel momento del malore avuto nella stanza. Ma le foto “parlano”, forse quelle ferite potevano essere compatibili con una caduta in bicicletta a forte velocità, magari in discesa. Altrimenti sono frutto di violenze e quindi di qualcuno che era nella stanza con Pantani quel 14 febbraio 2004. Non va dimenticato che Marco chiese aiuto più volte alla reception dell’albergo, parlò di persone che gli stavano dando fastidio. E nessuno fece nulla“, ha aggiunto il Generale.

LaPresse/MARCO MERLINI

Rapetto, dunque, sembra intenzionato ad andare avanti nella sua lotta e a fare luce sulla morte di Pantani: “occorre ricomporre tutti i tasselli del puzzle, senza pregiudizi. Non solo, auspico una collaborazione tra le varie Procure. Torneremo presto all’Antimafia, non ci fermiamo fino a quando non arriveremo al traguardo“, ha concluso.

Le affermazioni di Rapetto riusciranno a far sì che venga fatta giustizia una volta per tutte sulla scomparsa del Pirata?

 

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