La massiccia dose di tecnologia che ormai equipaggia i veicoli ha anche un lato oscuro che può minare seriamente la nostra privacy
Le automobili stanno diventando sempre più tecnologie e connesse. Ormai, anche sulle citycar più economiche, troviamo sofisticati sistemi di infotainment e multimediali in grado di fornirci molte utili informazioni e capaci di metterci in contatto con persone e cose.
L’introduzione di sistemi di assistenza alla guida (ADAS) e l’uso di scatole nere sta invece aumentando in maniera esponenziale la nostra sicurezza e quella degli altri utenti della strada. Ma nonostante tutti questo vantaggi non è tutto oro quel che luccica, infatti la massiccia dose di tecnologia che ormai equipaggia i veicoli ha anche un lato oscuro che può minare seriamente la nostra privacy e i nostri dati personali.
I sistemi di infotainment che permettono di gestire il navigatore satellitare GPS, scoprire le condizioni del traffico in tempo reale, ma anche suggerirci hotel, parcheggi, ristoranti e altri punti d’interesse conoscono sempre la nostra posizione, sanno dove ci stiamo dirigendo e registrano molte delle nostre abitudini, compresi i dati sensibili. Come se non bastasse, questi sistemi – uniti ai sensori sul volante e dei sistemi ADAS (guida semi autonoma) – possono monitorare addirittura il nostro stile di guida.
Sempre più auto inoltre risultano equipaggiate con scatole nere che vengono istallate per risparmiare sui premi assicurativi. Queste scatole nere oltre ad identificare costantemente la nostra posizione registrano anche incidenti e infrazioni: questi dati rimangono in mano alle Compagnie assicurative e potrebbero essere utilizzate per numerosi scopi, non solo pubblicitari.
Addirittura, anche le vecchie auto vengono controllate, questo però avviene tramite sistemi tecnologici “esterni” alle nostre auto: quando entriamo o usciamo da un parcheggio ad esempio, oppure quando accediamo a zone a traffico limitato che si trovano nei centri città, oppure quando attraversiamo o usciamo da un casello autostradale.
Purtroppo non c’è modo di proteggersi da questo “Grande Fratello” su quattro ruote, ovviamente l’unico spiraglio è la speranza di una legislazione più rigida nel controllo dei dati raccolti dalle aziende che controllano questo tipo di tecnologie.