Dwyane Wade si ritira, la Budweiser raccoglie 5 maglie, legate ad altrettante storie di vita commoventi che la stella dei Miami Heat ha cambiato per sempre con un suo gesto di solidarietà
Tre. Che ci crediate o meno, il numero 3 svolge da sempre un ruolo di primaria importanza nella vita dell’umanità. Il 3 è il numero associato alla Santa Trinità, nonchè alla terza figura di essa, lo Spirito Santo; è quello con il quale gli egizi identificavano il cosmo, composto da 3 figure: cielo, terra e duat (aldilà); è il simbolo della perfezione, che in geometria prende le forme del triangolo. In NBA il numero 3 vuol dire solo una cosa: Dwyane Wade, a suo modo qualcosa di sacro e di perfetto per il basket americano.
Dwyane Wade ha vissuto una carriera gloriosa che, riflettendoci, sembra passata come un ‘Flash‘, il soprannome che prende dall’eroe della DC Comics per la sua straordinaria velocità. Scelto al Draft 2003 con la n°5, dietro (fra gli altri) a LeBron James e Chris Bosh, i due compagni con i quali formerà i Big-3 che fanno Miami fino a diventare leggenda. Tre anelli vinti con Miami, 13 convocazioni all’All-Star Game, 1 Oro Olimpico con il Team USA, il tutto in 16 anni di carriera, arrivata nella notte all’ultima fermata. L’American Airlines Arena in tripudio, la L3gacy indimenticabile, la maglia numero 3 che non aspetta altro che essere incastonata al tetto del palazzetto, riservata forse solo al figlio Zaire in futuro.
Le lacrime dei tifosi per l’addio di un mito. Un uomo in grado di cambiare veramente le vite delle persone, con un gesto di solidarietà o con il suo semplice essere d’ispirazione come Dwyane Wade uomo, marito, padre e giocatore di basket. Durante tutta la stagione, Wade ha scambiato la propria maglia con un giocatore avversario al termine di ogni partita: la Budwiser ha dunque deciso di far donare a Wade altre 5 maglie speciali, ognuna legata ad una storia realmente accaduta, nelle quali Wade ha contribuito a cambiare le vite di 5 persone. Ne è venuto fuori un tributo da brividi che troverete al termine dell’articolo.
La prima storia è quella di Merrilyn Beard-Breland, una donna della Florida che ha visto la sua casa bruciare 10 giorni prima di Natale, con dentro i regali per 10 bambini e due nipotini. All’epoca, Merrilyn venne raggiunta da una telefonata che la informava che Dwyane Wade le aveva appena donato un buono spesa da 1000 dollari per ricomprare tutti i regali ai piccoli. La donna ha dunque voluto regalare a Wade una maglia da basket da lei realizzata dicendogli: “l’incendio è stato il punto più basso della mia vita, tu sei diventato il mio eroe“.
Tocca poi a Tamara Johson, una giovane a che è riuscita a laurearsi alla Marquette University (il college di Wade), divenendo la prima ragazza della sua famiglia a laurearsi, proprio grazie ai fondi stanziati da Wade per permetterle di studiare. Tamara ha dunque voluto fare dono al cestista del suo cappello (il classico ‘tocco‘) e della sua tunica di laurea.
Toccante il momento di Andrea Oliver, sorella di Joaquin Oliver, ragazzino morto nella strage della scuola di Parkland. Dwyane Wade era il suo idolo, al punto che la famiglia ha deciso che dormirà per sempre con la maglia numero 3 dei Miami Heat. Venuto a sapere della vicenda, Wade ha voluto omaggiare il ragazzino scrivendo il suo nome sulle proprie scarpe usate in partita. Andrea ha dichiarato: “non sei Wade il giocatore di basket, la leggenda. Sei l’uomo che ha trovato il tempo di scrivere il nome di mio fratello sulle sue scarpe”, per poi regalargli la maglia indossata dal fratellino durante l’ultimo campionato giocato.
È toccato poi a Danny Arzu, un giovane ragazzo la cui vita è cambiata dopo aver visto Wade al Miami’s Overtown Youth Center, un centro che si occupa dell’aiuto e dello sviluppo dei bambini fino all’età adulta, dal punto di vista sportivo e scolastico. Sentir parlare Wade lo ha ispirato a trovarsi un lavoro onesto, essere un esempio positivo per la sua comunità e un mentore per gli altri ragazzi del centro. Danny ha dunque donato a Wade la prima giacca indossata ad un colloquio di lavoro.
Infine mamma JoLinda, il momento forse più commovente dei 5 incontri. La donna ha ricordato a Wade le difficoltà della sua infanzia, nella quale lo ha cresciuto come madre divorziata nella periferia di Chicago, dove la criminalità devia il futuro dei più giovani e droga e alcol sono una triste realtà della quale la stessa donna è caduta preda negli anni. Wade ha tirato fuori sua madre dai guai, aiutandola nel suo percorso di ‘redenzione’ che l’ha portata a diventare pastore, regalandole addirittura una chiesa nella quale poter predicare. “Sono più fiera dell’uomo che sei diventato rispetto al giocatore di basket: you are bigger than basketball”, le parole della donna mentre consegna al figlio la tunica pastorale.
Che ci crediate o meno, il numero 3 svolge da sempre un ruolo importante nella vita dell’umanità: anche sulle spalle di un giocatore di basket, diventato leggenda. You are bigger than basketball Dwyane Wade.