ATP Miami, Roger Federer pronto ad incontrare Shapovalov: “mi alleno meglio che in passato, non temo i giovani”

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Roger Federer non sembra preoccupato dal dover affrontare un giovane rampante come il canadese Shapovalov nella semifinale di Miami

Per Roger Federer l’età sembra non avanzare mai. Il fenomeno svizzero si appresta a giocare nella notte l’ennesima semifinale di un 1000 della sua carriera e lo farà contro il giovanissimo Shapovalov, due ere a confronto. Federer però non si sente affatto invecchiato, anzi ha rivelato di non essersi mai allenato come in questa stagione: “Oggi è più semplice, perché so quanto fosse difficile per me quando ero più giovane, quanto temessi l’ennesima sessione d’allenamento e quanto fossi annoiato dopo un’ora, un’ora e un quarto. Quanti dritti e rovesci puoi colpire prima di annoiarti a morte? Quella era la parte più insidiosa per me, mentre ora so quale tipo di lavoro mi serve per performare al meglio davanti allo stadio pieno. Quelli sono i momenti per cui gioco: affrontare i migliori, magari batterli, fare dei bei colpi e coinvolgere il pubblico. Le motivazioni non sono un problemace ne sono altri. Ho voglia di fare un’altra valigia? Ho voglia di affrontare un altro cambio di fuso orario? Queste sono le domande difficili che ti fai quando invecchi“, le parole riportate da UbiTennis.

Photo by DAVID GRAY / AFP

Re Roger ovviamente non teme i giovani rampanti d’oggi, ha già vissuto una situazione simile: “Non mi sento diversamente da quando giocavo contro Rafa, quando era giovanissimo, o contro altri. Ogni volta che affronti un teenager è diverso da quando giochi con altri, perché senti che magari non giocano tutti i colpi alla perfezione. Però non ne hanno bisogno, a volte semplicemente colpiscono a braccio sciolto e questo li rende particolarmente pericolosi. Mi sono allenato con Denis qualche anno fa, c’era anche Edberg in campo con me. Avrà avuto 16 o 17 anni ed era simile a ora, colpiva già molto forte. Era abbastanza impressionante, anche col servizio. Ha colpi molto fluidi e semplicemente sentiva di appartenere a questo mondo. Poi l’ho visto giocare contro Tsitsipas a Wimbledon Junior. Uno di quei match in cui Tsitsipas avrebbe dovuto vincere, ma ricordo che più il momento si faceva importante, più Denis cresceva“.

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