L’ex presidente della Ferrari ha parlato di Fernando Alonso e di Vettel, svelando i motivi che secondo lui non hanno permesso allo spagnolo di vincere il titolo con il Cavallino
Luca Cordero di Montezemolo non si lascia mai sfuggire l’occasione di parlare della Ferrari, considerando l’amore che ancora nutre per quella che è stata per anni la ‘sua’ scuderia.
L’ex presidente del Cavallino è intervenuto al canale podcast Formula 1, cominciando a parlare dei motivi che non hanno permesso ad Alonso di vincere il titolo mondiale nei suoi cinque anni di permanenza a Maranello: “non abbiamo vinto il Mondiale insieme ad Alonso credo per tre motivi – le parole di Montezemolo – il primo è legato al momento in cui Fernando è arrivato alla Ferrari, ovvero nel pieno del ciclo Red Bull, che mi ha ricordato molto il momento che avevamo vissuto noi con Michael dieci anni prima. La seconda ragione, anche se non mi piace molto dirla, è che credo sia stato sfortunato. Ricordo l’incidente in Brasile tra Vettel e Bruno Senna nel 2012, o il grande errore della squadra nel 2010 ad Abu Dhabi. Non ha perso per suoi errori, in circostanze normali avrebbe vinto almeno uno dei due campionati citati, ed oggi parleremmo in modo differente. La terza ragione è legata al suo carattere. La grande differenza tra Alonso e piloti come Michael o Niki, è che Fernando è… Alonso, non Alonso-Ferrari. Quando vince è felice, quando non vince è colpa del team, è infelice. È stato più lontano dalla squadra di quanto lo fosse Michael nei momenti di difficoltà. Ma Fernando in termine di performance è come Hamilton o Vettel, in gara credo sia come Michael. Lo era e lo è ancora”.
Il discorso poi si sposta su Vettel: “è un ragazzo molto carino, ricordo che venne a trovarmi a casa e mi portò una scatola di cioccolatini svizzeri. Mi piacque subito come persona, fece una buona analisi di quella che era la sua posizione in Red Bull. Parlammo della possibilità di venire alla Ferrari e gli dissi che Michael era stato il suo primo supporter. Arrivò a Maranello a novembre, ed io ero uscito a ottobre, quindi non l’ho mai visto in Ferrari. Forse non ha sempre avuto la forza per fare il meglio, ma è un patrimonio della Ferrari. Dall’esterno il mio feeling è che ha abbia bisogno di un maggiore supporto dalla squadra, questa è la mia sensazione, ma potrei sbagliarmi. Fossi ancora a Maranello gli parlerei molto e gli chiederei cosa vuole, cosa crede che gli manchi, cosa non gli piace, come potrebbe sentirsi meglio, e gli direi che la mia porta è sempre aperta. Poi direi al team manager di garantirgli il massimo supporto pubblico, perché in alcune occasioni ho letto delle critiche, e questo credo sia un grosso errore. Quando sei a Maranello, a porte chiuse, si discute di tutto come è giusto che sia, ma all’esterno il messaggio è che si perde e si vince insieme. A volte quando un pilota fa un errore è perché è sotto pressione e non sente il supporto intornio a sé, e a volte lo scorso anno non mi è sembrato molto freddo in certe situazioni. Ma ripeto ancora, non mi piace quando si parla dall’esterno“.