Il pilota di Martina Franca ha raccontato il suo passato, facendo trasparire l’orgoglio di essere l’unico italiano sulla griglia di partenza del Mondiale 2019 di F1
Il debutto in Formula 1 da pilota ufficiale non si scorda mai, un ricordo indelebile che Antonio Giovinazzi porterà con sè per il resto della sua vita. Impossibile dimenticare un’emozione così forte, soprattutto considerando tutti i sacrifici compiuti per arrivare ad assaporarla.
Momenti magici che Antonio Giovinazzi ha provato a spiegare ai microfoni della Gazzetta dello Sport, partendo dagli inizi della sua carriera: “non ho mai avuto dubbi, volevo fare il pilota e arrivare in Formula 1. Se anche non ci fossi riuscito, oggi sarei comunque pilota professionista, non ho mai pensato ad altri lavori. Sono stato molto vicino a diventare pilota Audi nel Dtm, ma il Dieselgate ha bloccato un contratto praticamente firmato. Mi sono ritrovato in GP2 con la Prema grazie a Gelael e al mio manager Enrico Zanarini, non ero sicuro fosse la scelta giusta ma poi è venuto fuori un 2016 eccezionale. Marchionne mi notò in Azerbaigian nello stesso weekend della F.1, davanti a lui feci una doppietta. Quando ho ricevuto la telefonata di Maurizio Arrivabene a casa sono state urla di gioia, la mamma mi ha detto che avrebbero richiamato dopo, erano troppo emozionati“.
Il discorso poi si sposta sul presente, in particolare sul debutto da pilota ufficiale avvenuto due settimane fa a Melbourne: “è diverso affrontare la gara inaugurale dell’anno da pilota titolare, il primo GP vero è stato proprio in Australia con la Sauber nel 2017, ma non me l’ero goduto appieno, ho saputo che avrei corso al posto di Wehrlein solo sabato mattina. Mi sono ripassato gli ultimi appunti, i dettagli presi durante i test invernali, ho ripetuto tutte le procedure che si fanno prima di un weekend di gara. Lo faccio dai tempi del kart. Mi piace annotare le cose in un taccuino e ripassarle. Con i kart mi segnavo i dati dell’assale e cose simili. A scuola non lo facevo, sono diventato preciso solo per la pista. Con i miei compagni ancora ci sentiamo, appena torno in Puglia organizziamo sempre partite a calcetto. E poi con le console collegate online ci sfidiamo a Fifa, anche a distanza“.
Niente amicizie in Formula 1 però: “sinceramente non ci ho mai creduto molto, appena abbassi la visiera pensi solo a te stesso. Se hai un amico e inizi a pensare di non poter sorpassare o fare una certa manovra per infastidirlo, è finita. Non si parla certo dell’amicizia che ho con i miei ex compagni di scuola, ma se dovessi indicarne uno direi Pierre Gasly. Con lui ho lottato fino all’ultima gara in GP2 nel 2016, senza aver mai avuto una litigata. Non è una cosa banale. Fidanzata? E’ una cosa privatissima di cui non amo parlare. Ci conosciamo da due anni, sa del mio lavoro e capisce la mia attività. Sono così tanti i sacrifici per arrivare sin qui che è importante per me avere vicina una persona che ha la mente aperta“.