La sfida per la diffusione delle auto elettriche passa per gioco forza dalla Cina e dalle cosiddette terre rare
Più tempo passa e più sembra che il futuro della mobilità sarà prevalentemente delle auto elettriche, ovvero le vetture spinte da un propulsore alimentato al 100% da energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, oppure da combustibili fossili. Se si indaga più affondo su questo argomento, si scopre che lo sviluppo e la diffusione delle vetture a trazione elettrica dipende e dipenderà da problemi geopolitici che riguardano principalmente un Paese, ovvero la Cina e le sue “terre rare”.
Ma cosa sono le terre rare? Si tratta di una famiglia composta da 17 elementi chiave utilizzati per realizzare componenti per l’elettronica e per parti elettriche che vengono sfruttate non solo per l’auto elettrica, ma anche per oggetti fondamentali per la vita quotidiana come PC, smartphone e altri device elettronici.
Queste risorse fondamentali si estraggono in determinati giacimenti e l’80% di questi ultimi risulta sotto il controllo della Cina che può vantare un vero e proprio monopolio che nel prossimo futuro potrebbe avere conseguenze pericolose, se non addirittura catastrofiche. Questo problema potrebbe essere risolto tramite due differenti soluzioni: la prima prevede lo sviluppo di componenti elettronici senza l’uso di terre rare, o comunque con una quantità sensibilmente inferiore di quella usata oggi.
La seconda soluzione è invece politica e prevede rapporti più stretti proprio con la Cina che oltre a possedere le materie prime e un know how sulle vetture elettriche sempre più articolato, può anche vantare il più grande mercato automobilistico del mondo. L’Italia dal canto suo potrebbe giocare entrambe le carte. Dal punto di vista tecnologico, ha le capacità di studiare e sviluppare nuove tecnologie alternative e da un altro lato farebbe bene a tessere ulteriori rapporti con la Cina con lo scopo di sviluppare la nostra economia con progetti alternativi.