Buon compleanno al tecnico del Bologna Sinisa Mihajlovic, il quale ha raccontato alcuni retroscena nel giorno in cui fa cifra tonda: 50 anni
“Chi me lo avrebbe detto che avrei festeggiato i 50 anni vedendo l’Isola dei Famosi?“. Sinisa Mihajlovic compie oggi 50 anni e scherza sul fatto che passerà il compleanno vedendo le figlie in Tv. Poi il tecnico del Bologna si racconta a 360 gradi in una intervista alla Gazzetta dello sport, parlando della sua adolescenza, della famiglia d’origine e dei suoi sogni: “Quando si parla di sogni non penso ad alzare una Champions League o uno scudetto. Il mio è impossibile: poter riabbracciare mio padre (morto a 69 anni per un tumore). Mia madre invece mi guarda ancora con gli stessi occhi di quando ero bambino“. Poi sulla sua famiglia: “la ricchezza che spero di lasciare ai miei figli non è quella economica, ma valori e insegnamenti. Onestà, lealtà, sacrificio. Dovranno sudare, il cognome non basta“, ha detto Mihajlovic che ha anche rivelato che poco più di un anno fa lui e sua moglie Arianna hanno perso un figlio perché la gravidanza si è interrotta. Il tecnico serbo racconta anche lo schifo della guerra e poi di Roma, la sua casa in Italia. “Le guerre, tutte le guerre, fanno schifo. Ma quella fratricida che abbiamo vissuto noi nella ex Jugoslavia è quanto di peggio possa capitare“. Poi su Roma: “Oggi è la mia casa. Che resta un museo a cielo aperto ma negli anni il degrado è diventato insopportabile“.
E, riguardo all’aspetto professionale, sottolinea che comunque viene prima l’uomo: “La soddisfazione più grande oggi come allenatore è il rapporto con i giocatori dovunque sia andato. Le lacrime che hanno versato quando sono andato via, il rispetto che non è mai mancato, la stima anche di chi ho fatto giocare poco. Perché posso sbagliare scelte, ma sono diretto, leale e mi comporto da uomo. Ho una personalità forte, sono serbo dalla testa ai piedi, con i pregi e difetti del mio popolo orgoglioso. Ma so ammettere gli errori, chiedere scusa e accetto sempre il confronto“. Parla delle panchine mancate. “La Juve mi chiamò l’ultimo anno di Conte, andai nella residenza degli Agnelli con Marotta e Nedved. Era tutto fatto. Ma alla fine Conte decise di restare. Salvo dimettersi due mesi dopo. Io ero rimasto alla Samp e a Torino è andato Allegri… L’Inter negli anni l’ho sfiorata così tante volte che ho perso il conto” e della ripartenza con il Bologna: “A Bologna ho cominciato la carriera da allenatore, considero Bologna una ripartenza: farò di tutto per salvarli“. (Spr/AdnKronos)