Bob Bryan alimenta la speranza che per Murray non sia giunta la fine della carriera. Il leggendario doppista, ha svelato di aver parlato con Murray di una particolare operazione all’anca che potrebbe aiutarlo
Ho la sensazione che non sia pronto a uscire di scena”, con queste parole Judy Murray aveva provato a tenere accesa la speranza che suo figlio Andy potesse continuare la sua carriera, nonostante l’infortunio all’anca che non gli dà tregua. In molti avevano pensato che si trattasse solo di dichiarazioni di circostanza, magari quelle di una madre che non si rassegna a parlare di suo figlio come un ‘ex giocatore’. Murray del resto è stato chiaro: proverà ad arrivare a Wimbledon per ritirarsi davanti al pubblico britannico, ammesso che il suo fisico non lo fermi in anticipo.
Eppure Bob Bryan, leggendario doppista americano, ha regalato a tutti i fan dello scozzese una nuova speranza. Il tennista quarantenne, pluricampione Slam in coppia con il fratello Mike, è tornato di recente nel circuito dopo un problema all’anca, per il quale è stata necessaria un’operazione che gli ha impiantato una parte metallica nel corpo. Grazie ad essa, Bryan è tornato come nuovo.
Ai microfoni del Guardian, Bob Bryan ha spiegato di aver parlato a lungo con Andy Murray di tale soluzione, già testata anche su altri sportivi e che rappresenterebbe un’ultima chance da provare prima di dire definitivamente addio. Un altro tipo di operazione rischierebbe di compromettere la carriera (o comunque gli standard) del tennista scozzese, ma questa potrebbe farlo ritornare quello di prima… con un pezzo di metallo in più: “ho parlato con Andy, mi ha osservato come un’aquila in questi giorni, chiedendomi informazioni dopo le partite e gli allenamenti. Sono l’unico a giocare nel circuito con un’anca di metallo, non sono ancora al top ma mi è stato detto che ci sarebbero voluti circa otto mesi e comunque sono già qui. Non mi sento di dire che questa sia la soluzione buona per tutti, anche perché lo sforzo del singolare è maggiore rispetto a quello del doppio. So che Andy ha parlato con il chirurgo che mi ha operato a New York, Edwin Su, che ha già rimesso in campo giocatori di baseball MLS, basket NBA e football NFL con lo stesso problema. Non ha mai operato un tennista singolarista quindi non ci sono garanzie, ma è una strada che si può provare anche perché parliamo di un atleta che eccelle nella cultura del lavoro e del sacrificio. Viene impiantato un sostituto artificiale dell’anca, una barra di metallo comunque molto performante per gli sportivi. Dopo due giorni dall’intervento mi sono alzato con le stampelle, tre settimane più tardi camminavo con un bastone allo US Open, il 5 dicembre ho ripreso ad allenarmi dopo la riabilitazione”.