F1, Todt e i segreti di Schumi: “voleva lasciare la Ferrari per me. L’arrivo di Raikkonen al suo posto? E’ falso che Montezemolo…”

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Il presidente della FIA ha raccontato l’intimo rapporto con Michael Schumacher, alla vigilia dei 50 anni del sette volte campione del mondo

Il tempo corre veloce, cambiando il mondo e cementando rapporti che vanno al di là di tutto. Tra questi c’è senza dubbio quello tra Michael Schumacher e Jean Todt, custodi di un’amicizia difficile da descrivere.

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Ci ha provato il presidente della FIA ai microfoni della Gazzetta dello Sport, raccontando aneddoti e retroscena relativi al Kaiser alla vigilia del suo cinquantesimo compleanno: “la vita è fatta di capitoli e questo discorso vale anche per la Formula 1. Michael con la Ferrari ha realizzato qualcosa di incredibile, così come oggi stanno facendo la Mercedes e Hamilton. Tanto di cappello perché non è facile dominare come hanno fatto loro sino ad ora. Anche se bisogna sottolineare che, fino a Monza, la Ferrari e Vettel erano in testa ai due campionati e hanno comunque portato a termine un grande lavoro. Noto, nei confronti della Mercedes, la stessa situazione che ho già vissuto molto tempo fa. Con la gente che prima era stanca perché la Ferrari non vinceva e poi perché lo faceva sempre. Ricordo che mi fermavano per strada e dicevano: ‘Signor Todt quando si vince?’; poi dal 2003 trovavo gente che confessava ‘Non guardo più i GP perché mi annoio, vince sempre Michael!’. Il GP del Giappone nel 2000 è il ricordo più bello, quando abbiamo riportato a Maranello un campionato che mancava dal 1979, da Jody Scheckter. Già salendo sul podio di Suzuka dissi a Michael: ‘Abbiamo compiuto la nostra missione, la nostra vita sportiva d’ora in poi non sarà più la stessa’. Non sono mancati però nemmeno i momenti difficili, come per esempio a Jerez ’97, quando perse il titolo. Michael era arrivato da solo un anno, sarebbe stato sensazionale se avesse vinto allora. E poi l’incidente sotto l’acqua con Coulthard doppiato a Spa ‘98, il botto di Silverstone ’99 dove rimase senza freni e si fratturò una gamba. E poi ancora in Giappone nel 2006 quando si ruppe il motore e perse il titolo“.

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L’ex team principal della Ferrari poi svela alcuni retroscena, come quello relativo all’ingaggio di Schumacher: “ai tempi in Ferrari i motoristi se la prendevano col telaio, i telaisti col motore, i piloti con la macchina. Allora abbiamo deciso di ingaggiare quello che era il pilota di riferimento per toglierci almeno questa variabile. Il primo a contattare il manager di Schumacher fu Niki Lauda, che era consulente del Cavallino. Poi lo vidi io. Quindi incontrai Schumacher assieme all’avvocato della Ferrari, Henry Peter. Il vertice decisivo nella mia stanza all’Hotel de Paris di Montecarlo durò 12 ore, era fine luglio del 1995. Lì venne firmato il pre-accordo. Ogni qualvolta c’era qualche nodo da sciogliere telefonavo al presidente Luca di Montezemolo. Volevo essere sicuro di avere la possibilità di fare ciò che stavo facendo visto che la Ferrari non era di mia proprietà. Il primo ritiro nel 2006? Sono state scritte e dette un sacco di stupidaggini, come quella che io lo volessi tenere e che Montezemolo puntasse invece su Raikkonen. Nulla di vero. Michael voleva smettere forse per dare spazio a Felipe Massa, di cui aveva fiducia e per il quale nutriva simpatia. Solo allora abbiamo chiamato Kimi. A Schumacher offrimmo il ruolo di consulente, per sfruttare nome ed esperienza, anche se non aveva grande passione per questa posizione. Poi, dopo l’incidente di Massa a Budapest 2009, quando io ero ormai andato via dalla Ferrari, so che Montezemolo gli offrì di tornare. Lui era pronto, ma si era fatto male in moto e non era in grado ancora di guidare una Formula 1, così non poté accettare. Quindi lo cercò la Mercedes e, visto il nostro rapporto, chiese la mia opinione anche se la decisione l’aveva già presa. Gli dissi che era meglio quella scelta di qualsiasi gara di moto“.

Foto Lapresse

Un rapporto cresciuto con il tempo, come svelato dallo stesso Todt: “all’inizio il rapporto era solo professionale ma già nell’estate del 1996 si saldò. Ricordo che nelle prove private di Monza, quando in molti chiedevano la mia testa, disse che se fossi andato via, sarebbe venuto con me. Mi conosceva poco, ma aveva capito che eravamo sulla strada giusta. Poi io gli sono stato vicino quando lui ha avuto dei momenti difficili. E ho conosciuto meglio Corinna che a sua volta ha creato una eccellente relazione con la mia signora. Abbiamo fatto le vacanze insieme coi figli. E’ nata un’amicizia totale. Per questa ragione quando ha avuto l’incidente, e noi eravamo già a Bali, ho preso il primo aereo e mi sono precipitato a Grenoble. E’ così che con il passare del tempo mi sono ritagliato un ruolo importante all’interno della sua famiglia. Michael non è un uomo che dà facilmente fiducia ma mi ha sempre ascoltato. Mi viene in mente quando gli ho chiesto di essere tra i finanziatori dell’Istituto per le cure neurologiche di Parigi. Lui mi rispose semplicemente: ‘Se me lo chiedi, ti seguo’. Sapeva che, se gli domandavo qualcosa,andava a suo beneficio. In quella occasione io volevo anche dargli un’altra immagine all’esterno“.

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LAPRESSE/GERO BRELOER

Il presidente della FIA poi mette in chiaro alcune cose: “la notizia del Gp del Brasile è stata riportata male, io sono sempre stato discreto sulla sua vita privata. Mi hanno chiesto dove ho visto quella gara e io con naturalezza ho detto a casa di Michael. Con lui ho guardato tanti GP prima e anche dopo l’incidente. Uno dei più dolorosi fu quello d’Ungheria 2008, quando Massa ruppe il motore a pochi chilometri dal traguardo mentre era al comando con largo margine su Kovalainen. Ripeto, ne abbiamo viste tante di gare insieme e ne vedremo ancora molte“. Infine, Todt chiosa: “non amo molto i compleanni, in questi giorni sono lontano dall’Europa. Ci sentiremo con la famiglia al telefono e quando tornerò andrò a trovarlo. I suoi 50 anni dimostrano che il tempo corre a una velocità che ogni tanto fa paura, diciamo che abbiamo la fortuna di aver vissuto tanti capitoli belli di cui ricordarci. Notizie sulle sue condizioni? Non credo che ci sia una ragione per tornare su questo punto. Si sa che ha avuto questo incidente terribile cinque anni fa. Sta lottando e continuerà a farlo. Ha una squadra vicino a lui, la sua famiglia, che è straordinaria. Tutto il resto è privato, ed è giusto che resti così”.

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