Il presidente non esecutivo della Mercedes è tornato a parlare per la prima volta dopo il trapianto di polmone, svelando tutto ciò che ha dovuto passare per riprendersi la propria vita
La luce in fondo al tunnel, la possibilità di godersi il Natale a casa propria e con le persone care accanto. Niki Lauda si è lasciato alle spalle la malattia, riprendendosi la propria vita con quella forza che lo ha sempre contraddistinto. Spalle larghe e voglia di ricominciare, mettendo da parte tutto ciò che ha dovuto affrontare da quel maledetto giorno d’estate: “inizialmente non ci credetti, poi cominciai a convincermi, cominciando a chiedere quanto sarebbe durata la degenza. Quando accadono certe cose, l’importante è guardare avanti“.
Una vita sempre al limite, rischiando la vita in quel 1° agosto del 1976. Un rogo terribile, da cui Lauda riuscì a salvarsi grazie all’intervento di Arturo Merzario. Questa volta a scuoterlo è stato un male diverso, arrivato nell’ombra senza che Niki si accorgesse di nulla. Una bronchite pensò, ma quando nemmeno le medicine hanno fatto effetto è stato Wolff a spingerlo a controllarsi. “Quando ci fu l’incidente in Germania, fu solo una questione di un mese o poco più” le parole di Lauda alla Gazzetta dello Sport. “Mi ero ustionato ben bene, ero bruciacchiato ma mi ripresi in fretta. Adesso è stata davvero lunga, ma sono ancora qui. Non ho perso un solo gran premio, anche se ero in compagnia di tante cannette di flebo. Ho assistito a tutte le gare, ho telefonato al box durante i fine settimana, mi hanno sempre detto quello che accadeva. Era come trovarmi insieme agli altri a bordo pista. Devo dire che ho scoperto una volta di più il calore delle persone con le quali sto lavorando da anni. Tutti bravi, tutti preoccupati per me“.
La paura non è stata mai sua compagna di viaggio: “no, non ho mai avuto paura essendo nelle mani di ottimi specialisti. Mi sono affidato a loro, sapendo che sarebbe stata durissima. In simili condizioni io potevo solo fare una cosa: lottare. L’ho fatto per ogni istante, lo sto ancora facendo. Sono stato in ospedale sino a due giorni fa, poi ho avuto il permesso di tornarmene a casa e sono volato nella mia abitazione di Ibiza dove trascorrerò il Natale con tutta la mia grande e affettuosa famiglia. Devo però sottopormi a sei ore di training al giorno, assistito da due preparatori che non mi lasciano neppure per un istante. Ma trovarmi tra le mie mura è un’altra cosa, l’aria qui è pulita, il clima non è inclemente come in Austria. In un mese, mi hanno detto che dovrei essere pienamente in forma e pronto a ricominciare, seguendo i gran premi come facevo fino alla stagione passata“.
Messa da parte la malattia, Lauda si è concentrato poi sulle prestazioni di Lewis Hamilton, svelando anche un retroscena relativo a Sebastian Vettel: “è stato eccezionale, ha vinto il Mondiale più difficile perché spesso la Ferrari è stata migliore di noi ma Lewis non ha sbagliato nulla. Tra una gara e l’altra, o anche tra le qualifiche e il gran premio in corso, mi telefonava, mi ragguagliava. Come ha fatto pure Toto, come hanno fatto altri che ringrazio. Una delle cose che più mi hanno fatto piacere è la lettera che mi ha inviato Sebastian Vettel, scritta di suo pugno, piena di belle parole, di considerazioni affettuose. Non me l’aspettavo, di solito i piloti non fanno queste cose, guidano e basta. Ma lui è una bella persona. Sì, ha avuto momenti difficili e di sconforto, lo sappiamo, ma sarebbe assurdo metterlo in discussione. Si riprenderà, un campione non dimentica mai come si guida. Tornerà forte come sempre e sarà ancora lui il grande rivale di Hamilton nel 2019“.