Golden State Warriors criticati da più parti dopo un inizio di stagione ricco di intoppi ma anche di valide scusanti per spiegare la “zoppia” della squadra di Kerr
Dopo 3 titoli NBA nelle ultime 4 stagioni, in molti aspettavano al varco i Golden State Warriors ed il suo coach Steve Kerr. Al primo accenno di crisi, pronti a saltare addosso alla franchigia della San Francisco Bay, con l’intento di mettere un tarlo nell’ingranaggio di una squadra apparentemente perfetta. Dopo 4 perse in fila, con 12 vittorie e 7 sconfitte si parla già di crisi, può succedere se sei la grande favorita per la vittoria finale, ma alcune cosette sfuggono alla valutazione di quanto sta realmente accadendo in casa Warriors. Non si può infatti prescindere da alcune considerazioni. Stanotte ad esempio, contro una squadra quotata come Oklahoma City, mancavano all’appello ben tre uomini del quintetto “titolare” di Kerr. Assente Curry ormai da un po’, Cousins da inizio stagione e fuori anche Green, quello che è considerato a tutti gli effetti il motore e l’anima di Golden State. Vero, resta un roster super competitivo anche con tali assenze, ma provate a togliere tre big ad un’altra squadra e vedete un po’ cosa succede.
Davvero qualcuno pensa che con questa striscia negativa l’ingranaggio degli Warriors si possa arrugginire? Davvero c’è chi pensa che gli screzi tra Green e Durant siano un sintomo di debolezza di Golden State? La sensazione è nettamente opposta. Critiche e sberleffi stanno facendo arrabbiare la squadra di Kerr, si sta stuzzicando il cane che dorme ed al rientro di tutti i cestisti assenti al momento, Golden State potrebbe diventare definitivamente inarrestabile. Si stanno spendendo litri e litri d’inchiostro per cercare il pelo nell’uovo della squadra di Kerr, probabilmente però è solo tempo sprecato. La vera valutazione sugli Warriors dovrà per forza di cose essere fatta con il roster al completo. I cavalli vincenti si vedono all’arrivo e questo gruppo nella fase calda difficilmente ha sbagliato in passato.