Dall’obiettivo ‘titolo costruttori’ ai problemi accusati dalle Rosse durante questa stagione: Maurizio Arrivabene intervistato alle Finali Mondiali Ferrari di Monza
Maurizio Arrivabene presenzia alle Finali Mondiali Ferrari di Monza. Il team principale della scuderia di Maranello in tale occasione ha parlato della stagione di F1 quasi conclusa, nella quale si può raggiungere ancora un obiettivo: il titolo costruttori.
“Era dal 2008 che la Ferrari non otteneva sei vittorie, per cui è un buon risultato. – ha confessato Arrivabene a Motorsport – L’ottimo sarebbe riuscire a portare a casa il mondiale Costruttori, non è facile ma ci proveremo. Molti si dimenticano che il titolo Costruttori era quello più caro a Enzo Ferrari, così come a Frank Williams e Ron Dennis. Non lo dico perché abbiamo perso il Mondiale Piloti, ma per un’azienda che produce auto questo titolo è molto importante. Sappiamo che è difficilissimo, perché un ritardo di 55 punti a due Gran Premi dalla fine è un gap importante, ma nelle ultime gare ho visto una squadra molto concentrata e compatta, Sebastian ha guidato alla grande in Messico. Nel briefing dopo il Gran Premio del Messico sia Sebastian che Kimi hanno confermato di voler dare il massimo per provare a raggiungere il traguardo del Costruttori, e tutti gli ingegneri seduti intorno al tavolo mi sono sembrati molto motivati. È stata una bellissima sensazione, perché nonostante avessimo perso il titolo piloti da poche ore, vedere un gruppo di lavoro così compatto e motivato è stato molto bello. Ci proveremo…”.
Sull’organigramma che potrebbe delinearsi nel 2019 alla Ferrari, il team principal spiega: “nessuno ha mai parlato di addii, eventualmente possiamo parlare di rinforzi. Ma ci vuole tempo, ci penseremo durante la prossima stagione, oggi la squadra c’è, ed è una squadra buona e compatta. Se ci saranno rinforzi arriveranno senza nessuna fretta. lo sottolineo, e se ci sarà bisogno di averli. La linea è quella della stabilità, se ci saranno inserimenti non andranno ad intaccare la solidità del gruppo esistente. Una squadra che funziona ha solo bisogno di rinforzi, non di rivoluzioni. Personalmente non ho mai creduto nelle rivoluzioni, ma nelle evoluzioni. Chiariamo una volta per tutte. Le voci su Mattia (Binotto, ndr) sono una ‘fake-news’, messa in giro per creare instabilità nella squadra, un tentativo per cercare di far nascere problemi dove problemi non ci sono, e non voglio più commentare voci false. Durante questa stagione ci sono stati tanti tentativi di destabilizzazioni, a volte con storie sui piloti, altre sui tecnici. La mia posizione? Chiedete all’amministratore delegato Camilleri”.
Sulle polemiche che quest’anno hanno condizionato la stagione, poi Arrivabene ha affermato: “quando un campionato è così combattuto come quello di quest’anno, è normale che ci siano storie di questo tipo. Ero in Malesia (1999) quando Ross Brown spiegava con il calibro in mano la sua versione dei fatti in merito al turning vanes oggetto di discussioni, ogni volta che c’è un confronto molto serrato emergono storie di questo tipo, ci sono sempre state”.
Il team principal Ferrari poi sembra convinto della coppia di piloti che l’anno prossimo prenderà posto sulle monoposto rosse: “Charles lo conosco dal 2016, nel momento in cui ha firmato il suo primo contatto, e si vedeva che era un ragazzo con grandi doti, come ha poi confermato in questa stagione. Il prossimo anno il suo obiettivo sarà quello di acquisire esperienza, questo è l’aspetto più importante, evitando di montarsi la testa ed imparando da Sebastian. Ha il lusso di poter affrontare una stagione in cui gli sarà chiesto di riportare la monoposto ai box e il più avanti possibile in classifica, ma senza pressioni. Dovrà assorbire come una spugna i trucchi del mestiere da un pilota di grande esperienza come Sebastian”.
La lezione imparata quest’anno da Arrivabene poi è chiara: “c’è stato un momento in cui eravamo tutti fenomeni, poi è arrivata una fase in cui si è puntato il dito sul pilota ed infine è seguito un periodo in cui è stata la monoposto a finire nel mirino. – spiega – Alla fine abbiamo capito ancora di più che si vince e si perde tutti insieme, gli errori ci sono stati, da parte sua (Vettel, ndr) e in misura minore da parte della squadra, ma la lezione che abbiamo capito è che non serve puntare il dito su qualcuno. C’è un responsabile della Gestione Sportiva, e sono io. Mi sono arrabbiato una volta (a Suzuka), ma credo che una volta in tre anni e mezzo ci possa anche stare. Quando le cose vanno male sono qui, e l’ho sempre detto, quando invece vanno bene la mia soddisfazione è andare sotto il podio, cantare l’inno, e applaudire. Una volta forse ci salirò anche io sul podio, ma c’è una lunga lista di persone che meritano di andarci prima di me”.
“Raikkonen e Vettel si assomigliano sotto molti aspetti, ma mentre con Kimi in alcuni momenti serve magari parlargli un po’ di più, con Seb è necessario fargli sentire l’appoggio della squadra. – ha continuato Maurizio Arrivabene commentando il calo di prestazioni di Seb – Ha accusato molto quanto è accaduto a Monza, perché ci teneva tremendamente a regalare una grande soddisfazione ai tifosi, e ha faticato molto a digerire l’esito di quel weekend. In questo senso non lo ha aiutato l’essersi trovato nelle gare successiva con una monoposto che non era al massimo della forma, ma sono problemi comprensibili, il fattore umano è importante”.
Sulle differenze con la Mercedes, poi il team principal ha osservato: “ci sono aree in cui siamo superiori, altre in cui lo sono loro. Ma credo che ci manchi ancora l’abitudine a vincere, per loro fare ‘doppietta’ è quasi ordinario, per noi un evento ancora eccezionale, dobbiamo essere più consapevoli dei nostri mezzi e non avere paura di vincere. Nel tennis lo chiamano ‘il braccino’, la paura di vincere che arriva quando sei vicino all’obiettivo, dobbiamo avere fiducia in noi stessi, e far diventare la vittoria una bella abitudine”.
Infine, sulla poca incisività del nuovo AD Ferrari Louis Carey Camilleri, Arrivabene ha concluso: “non sempre ciò che viene percepito dall’esterno corrisponde alla realtà. La Ferrari è una grande azienda, che progetta e realizza macchine stradali e ci sono dei ruoli ben definiti, compresa l’attività sportiva. La Ferrari è sempre della Ferrari, e come tutte le aziende si sta organizzando al meglio possibile”.