Juventus, Pjanic e le staffilate al Napoli: “così perde tempo”

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Miralem Pjanic ha parlato degli obiettivi della sua Juventus, ma ha anche punzecchiato il Napoli ed il bel gioco espresso dai partenopei

Miralem Pjanic sta disputando una buona stagione con la sua Juventus. Il calciatore bosniaco ha parlato al Guardian del club bianconero e non solo, ha anche analizzato il bel gioco del Napoli mandando una stoccata ai partenopei: “Mi piace guardare le squadre che giocano bene, che muovono la palla a terra e agiscono collettivamente. Il Napoli, negli ultimi anni, ha giocato proprio un bel calcio. Però un titolo, una coppa, i festeggiamenti con la tua squadra e la felicità dei tifosi sono la ricompensa per tutto il duro lavoro che hai svolto. Qualcosa che ti rimane. Quando giochi bene e non vinci, alla fine ti stanchi. Hai perso qualcosa, hai perso tempo”. Non manca l’accenno all’obiettivo Champions: “E’ sempre stata importante per la Juve, andare fino in fondo e vincere tutto è un nostro obiettivo. Abbiamo un sacco di qualità e crediamo in questo gruppo. Un passo alla volta, però. Adesso il nostro obiettivo primario è finire in testa al girone”.

Pjanic, parlando del suo metodo di gioco, ha inoltre aggiunto: “Non sono uno che può fare 10 doppi passi o colpi di tacco, non mi interessa. Sono molto più affascinato dalla semplicità del gioco, perché è la cosa che rende questo sport così bello. Le cose più semplici spesso sono le più difficili. Non tutti riescono a farle. Ho avuto la fortuna di vedere da vicino giocatori come Zidane, Xavi, Iniesta, Pirlo. Tutti rendono le cose semplici per la propria squadra. Fanno in modo che tutta la squadra giochi bene con piccole cose che spesso non vengono notate. Riflettono su ciò che sta succedendo in campo e agiscono per facilitare la vita ai ragazzi che li circondano. Punizioni? La differenza tra Juninho Pernambucano e gli altri giocatori non sta nella ‘maledetta’, ma nel fatto che quando Juninho calciava la palla solitamente entrava. Ecco perché era il numero 1 nei calci di punizione, perché era concreto. I suoi calci di punizione finivano sempre con un gol o un assist”.
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