Mondiali volley 2018, Zaytsev pronto all’ostacolo Serbia: “sono fortissimi, ci serve la spinta dei tifosi”

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Mondiali volley 2018, Ivan Zaytsev ha parlato della gara che questa sera l’Italia affronterà contro la Serbia

L’Italia del volley riparte dalla Serbia. Stasera a Torino la nazionale di volley continua il suo cammino nel mondiale di casa con la prima gara della final six. “Se siamo in tensione? Noooooo, è una passeggiata di salute!!“, scherza a ‘Circo Massimo’, su Radio Capital, il capitano azzurro Ivan Zaytsev. Si racconta che l’Olanda di Cruijff passasse la vigilia delle partite importanti in discoteca: come si comporta la nazionale di Blengini? “La tattica del bere e ballare la sera prima della partita l’abbiamo testata anni fa e non ha portato a grandi risultati, quindi siamo un po’ più professionali“, risponde Zaytsev con un’altra battuta. Poi, quando c’è da parlare degli avversari, torna serio: “La Serbia è molto forte, stanno giocando una grande pallavolo. Stasera sarà dura. Il nostro girone non è molto leggero, ma l’altro“, ammette l’italo-russo, “è devastante. Fra loro vedo un pochino più indietro il Brasile, con Russia e Stati Uniti favorite“. Il Brasile che, però, ha battuto l’Italia nella finale delle Olimpiadi, due anni fa: “Non l’ho ancora superata. Ho ancora il dente avvelenato. In quel torneo giocammo meglio del Brasile, e in finale non riuscimmo a esprimerci“, ricorda Zaytsev. “Episodi? Non sono uno che di solito cerca alibi negli arbitri. Quando una finale olimpica finisce 3-0 vuol dire che fecero qualcosa di meglio. Sicuramente in quella partita furono più forti di noi, ma durante il torneo no”. E la nazionale è rimasta forte anche grazie a un gruppo unito: “È la nostra fortuna, stiamo insieme da diversi anni. Ci conosciamo bene, sappiamo giocare insieme“.

Piero Cruciatti/LaPresse

Una nazionale che è uno spot per la pallavolo e che piace molto agli italiani: “Il nostro sport non è mai stata così tanto a portata di tutti, il mondiale in casa è una grande occasione e stiamo cercando di farci conoscere e di promuovere il nostro sport”, dice il capitano azzurro, “La pallavolo piace, è bello sentire il supporto e l’attenzione da parte del pubblico perché vuol dire che stai facendo qualcosa di bello e che trasmetti emozioni. Sentiamo il calore, ci danno una bella spinta“. Se Zaytsev è finito in campo è anche per il padre, il pallavolista russo Vjaceslav, che gli ha quasi imposto lo sport che praticava: “Io ho idee radicalmente diverse, non voglio forzare la mano con mio figlio Sasha, che ha 4 anni, come ha fatto mio padre con me. Se la deve sentire, certo, il tutto è contaminato, perché è vicino alla pallavolo fin da piccolo. Se vorrà fare pallavolo, farà pallavolo, se vorrà fare qualsiasi altra cosa va bene. Se calcia o palleggia? Ha un collo destro da paura! Ma io sono due metri e quattro, mia moglie 1,88, forse avrà un baricentro un po’ alto per il calcio“. Figlio di un russo, Zaytsev giudica Putin “una persona con le contropalle. Per riuscire a gestire un paese del genere e tenere tutto sotto controllo ci vuole pelo sullo stomaco e lui ne ha da vendere“. Ma quando c’è da scegliere non ha dubbi: “Meglio l’Italia della Russia, non c’è neanche da scegliere. Conosco la cultura italiana e russa nel minimo dettaglio, mi sento italianissimo al 100%”. Il pallavolista, nato a Spoleto, ha potuto chiedere la cittadinanza dopo dieci anni di residenza continua, ma si dice favorevole allo ius soli: “Aveva e continua ad avere un senso. I giovani sono la forza del nostro paese. Io sono nato in Italia ma non ho avuto la fortuna di fare il percorso delle nazionali giovanili che mi avrebbe aiutato molto, magari a crescere più rapidamente. Negli altri paesi c’è una diversità etnica che aiuta tutti a crescere“. (Spr/AdnKronos)

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