Vincenzo Nibali in ripresa dopo la caduta al Tour de France 2018, il corridore della Bahrain-Merida pronto a cimentarsi alla Vuelta di Spagna
Dopo la caduta alla dodicesima tappa del Tour de France 2018, Vincenzo Nibali ha iniziato un percorso che lo porterà alla guarigione. Un’operazione per rimettere a posto la vertebra ed una riabilitazione già avviata per il ciclista, che punta a rimetterlo in sella per la Vuelta di Spagna (al via il 25 agosto). Il corridore della Bahrain-Merida ha concesso un’intervista a Gazzetta dello Sport in cui ha raccontato tutte le sue preoccupazioni dopo quel maledetto 19 luglio. “Guarirò? Questa è la domanda che mi faccio sempre perché ho ancora nelle orecchie quel tremendo “clack” che ho sentito quando sono caduto”, ha raccontato Nibali all’intervistatore.
“Venerdì il primo vero sforzo. – racconta Nibali sui suoi primi allenamenti dopo l’operazione – Tre ore con un test per capire i miei valori attuali (un incrementale su 1,5 km in salita partendo da 3,5 watt/kg, con step di 30 watt fino alla soglia). Sono arrivato morto. Ho una condizione come fossi a gennaio. Durante il test nessun fastidio. Però, se sto molto tempo in una posizione fissa, sento un forte fastidio. Fa male. Faccio fatica a ruotare il busto verso destra, ma spero che la situazione migliori. Anche le manipolazioni post-allenamento devono essere blande e indirette”.
Sulle condizioni in cui a volte i ciclisti si ritrovano a dover gareggiare, tra tifosi e folli in mezzo alla carreggiata, Nibali afferma: “in alcune circostanze ormai il ciclismo è diventato un circo. Saranno anche tifosi, ma così non va bene. Il tasso alcolico è troppo elevato, la gente pur di apparire in tv fa di tutto. Con la gente in mezzo alla strada, spesso con bandiere, noi pedaliamo alla cieca, senza vedere dove andiamo e pregando il cielo che la strada si apra davanti a noi. Per questa situazione io e la squadra, perché il 70% della visibilità un team l’ha al Tour, abbiamo pagato pesantemente. Oltre a quello alla salute, economicamente quanto vale il danno subito? Poi, lui non si lamenta mai, ma vi pare giusto che Froome venga preso a schiaffoni mentre fa il suo lavoro? Ne ha preso uno anche un attimo prima della mia caduta. Troppo spesso corriamo in situazioni folli”.
“Con chi me la devo prendere? Cosa devo fare? Mi dà fastidio perché al Tour non mi ero ancora espresso. – continua – Fino a quel momento ero andato a passeggio, non avevo preso rischi. E mancavano ancora le montagne”. Sul prossimo appuntamento alla quale non vuole mancare, Nibali afferma: “so solo che comincia da Malaga con una crono di 8 km. Non so nemmeno in che condizioni ci arriverò. La cosa più logica, vista la condizione e pensando al Mondiale, sarebbe interpretarla senza pensare alla classifica, come ventuno classiche. La Vuelta è la strada migliore per Innsbruck. Sai che lì trovi la condizione giusta, che anche non volendo fai il ritmo che ti serve. Altrimenti, anche se ti concentri molto, è molto difficile prepararsi al top. Non riesci mai a fare gli stessi sforzi. E ti vengono mille dubbi”.
“Non lo vedo proprio. Non so come stia. Ci siamo incrociati pochi minuti un giorno prima del Tour”, ha risposto Nibali sulla domanda diretta del giornalista che gli chiedeva come vedesse Fabio Aru. Su Gianni Moscon e la sua squalifica invece, il ciclista ha ammesso: “lui è giovane, ha grinta. E corre per Sky. Si allena bene».