Segni particolari: accento toscano e modo di fare diretto e brioso. Carlotta Cambi, nuova regista della Zanetti Bergamo, è impegnata dallo scorso Aprile nei collegiali della Nazionale di Davide Mazzanti. L’abbiamo incontrata al Centro Pavesi di Milano
Già componente della formazione che ha partecipato agli Europei l’anno scorso in sostituzione dell’allora infortunata Lia Malinov, Carlotta Cambi sta vivendo con grande consapevolezza questo intenso periodo di preparazione che potrebbe portare ad una sua convocazione per i Mondiali giapponesi. “Me la sto gustando di più stavolta. – ci ha confessato Carlotta durante l’intervista – Una convocazione guadagnata dopo cinque mesi di lavoro sarebbe una soddisfazione molto più grande di quella che avevo provato quando ero stata convocata per l’Azerbaijan; sono consapevole di dovere dare tutta me stessa perché naturalmente il livello è molto elevato però so che me la posso giocare”.
Tra maggio e giugno Carlotta è stata impegnata con la Nazionale maggiore nella Volleyball Nations League e di queste cinque settimane di aeroporti, valigie e passaporto sempre in tasca conserva molti ricordi ed un bilancio personale positivo. “Non mi aspettavo mi fosse dato tanto spazio, sia in battuta che con il doppio cambio. – ha spiegato – Entrare in battuta è davvero impegnativo. Di quei giorni ricordo la bellezza di Rotterdam, che non mi aspettavo fosse così carina, ed il gusto piacevole che aveva arrivare ogni volta in aeroporto perché significava avere scalato un’altra tappa verso l’ultima, quella di Eboli, e quindi avvicinarsi al ritorno a casa.”
Un capitolo significativo della sua carriera di sportiva professionista è stato scritto da Carlotta al Volley Pesaro, nel corso dell’ultimo campionato: “quest’anno mi è volato. A parte i buoni risultati che sono arrivati, già dall’inizio avevamo la voglia di fare bene, di divertirci facendo divertire e coinvolgendo il pubblico. Nessuna di noi pensava singolarmente ma lo facevamo tutte in funzione della squadra e non solo perché è il nostro lavoro. A Pesaro ho avuto la possibilità di essere titolare per la prima volta in A1 e questo è importante, perché giocare da seconda è molto diverso”. Il ruolo di una buona regista è infatti complesso e richiede di conoscere bene le proprie compagne, da un punto di vista tecnico e umano. “Soprattutto quando lavori con persone di valore la cosa difficile è fare capire a tutte le attaccanti che sono importanti, – ha continuato – fondamentali a prescindere dai punti che realizzano individualmente”.
Fuori dal taraflex la palleggiatrice azzurra è una persona molto attiva, che anche in spiaggia ama alternare le partite di beach volley ai testi di Kafka. “Però in collegiale preferisco letture più leggere”, specifica con un sorriso. Ventidue anni compiuti a Maggio, Carlotta vive a Montopoli (PI) dove, insieme alla sua famiglia, si trovano tanti ricordi, che parlano di lei: “da piccola la domenica dopo pranzo non vedevo l’ora di scendere in cortile perché, usando come campo la parte del parcheggio interno a casa mia e la porzione di strada contigua e come rete il cancello che le separa, giocavo a pallavolo con mio padre”.
In quegli anni, nel tempo libero, suonava la batteria, uno strumento profondo che richiede grinta, grande coordinazione, creatività veloce ed immediata e che, più di altri strumenti, è in grado di coinvolgere le persone, aspetto che Carlotta ha trasportato anche sul taraflex: ”mi piace mettere brio in una partita e coinvolgere il pubblico, facendolo divertire e divertendomi con la mia squadra. A volte mi chiedono se io non soffra il palazzetto pieno; in realtà lo gestisco meglio quando è pieno rispetto a quando è poco affollato perché in quel caso mancherà la carica che dà il pubblico e la partita sarà un po’ spenta, come se fosse un’amichevole”.
Questa sua effervescenza si riflette non solo in un grande amore per l’indipendenza, “a casa riesco a restare tre o quattro giorni, poi però ho bisogno di viaggiare e conoscere posti nuovi, siano mare, montagna o città d’arte”, ma anche in un imprescindibile bisogno di seguire fino in fondo le proprie convinzioni, affrontando le eventuali situazioni difficili a cui questo possa portare. “ Quando sono stata chiamata a Roma per giocare al Volleyrò avevo solo quindici anni: a quei tempi la pallavolo era per me ancora solo un divertimento e mio padre mi aveva consigliato di ponderare bene questa decisione, – ha raccontato la Cambi – perché sapeva che essendo molto giovane ed abituata ad avere intorno la mia famiglia e i miei amici avrei avuto dei problemi. In effetti i primi tre mesi ho pianto spesso ma, sinceramente, non mi è mai balenata nella testa l’idea di non andare”.
La giovane regista toscana è una persona molto onesta con sé stessa e con gli altri: “da piccola quando a scuola ci chiedevano “Qualcuno ha qualcosa da dire ?” alzavo il braccio e dicevo “Io”. Devo dire quello che penso, anche se capisco che magari a volte sarebbe meglio aspettare quindici minuti prima di dare una risposta. Ma…ci sto lavorando”. E viene da pensare a quante volte Carlotta si stia sentendo chiedere “Ti aspetti di andare al Mondiale?” e vorrebbe poter rispondere che, nonostante la partecipazione alla rassegna iridata sia un importante obiettivo da centrare, bisognerebbe pensare maggiormente anche al lungo e faticoso percorso di preparazione che, da mesi, le atlete azzurre stanno sostenendo. Un percorso che, se affrontato con abnegazione e spirito di sacrificio, in ogni caso porta lontano.