Giappone, meglio un’orgogliosa sconfitta che un pareggio disonorevole: il principio dell’Harakiri applicato al calcio

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Il Giappone prima si fa rimontare clamorosamente dal Belgio, poi preferisce la sconfitta ad un disonorevole pareggio: il principio dell’Harakiri applicato al calcio

Prima Haraguchi, poi Inui, succede tutto dal 48′ al 52′. Bastano 4 minuti al Giappone per firmare un doppio vantaggio storico sul Belgio. La nazionale nipponica accarezza i quarti di finale, un traguardo leggendario. È successo nei manga e negli anime, in quello che in Italia conosciamo come Holly e Benji, che il Giappone arrivasse addirittura a vincerlo il Mondiale. Nella realtà no, gli ottavi di finale del 2002 e del 2010 sono i risultati più prestigiosi.

LaPresse / AFP PHOTO / Odd ANDERSEN

Con poco più di mezz’ora dalla fine, con il doppio vantaggio e il favoritissimo Belgio alle corde, sognare è lecito. Accade spesso però, che chi a certi momenti e a certi palcoscenici non ci è abituato, veda le proprie gambe tremare. Strano che accada proprio al Giappone, una squadra di Samurai, ordinata e compatta, capace di far fronte all’abisso di differenza tecnica con i blasonati Hazard, Lukaku e De Bruyne con lo spirito di gruppo.

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Ma anche la truppa di Nishino scopre di essere umana. Vertonghen firma un fortunato gol di testa e il Giappone guarda in faccia la paura, smette di attaccare, si chiude. Poi la testa di Fellaini. Da 2-0 a 2-2, dal 69′ al 74′, di minuti questa volta ne passano 5. Da una gloriosa vittoria ad un disonorevole pareggio che sa di sconfitta. Il Giappone ormai non ha più le forze per far fronte all’arrembaggio del Belgio, resta solo una cosa da fare: arrendersi, ma con onore. Nella tradizione del Sol Levante, una morte onorevole vale più che vivere nel disonore della sconfitta. Il riturale del Seppuku (taglio del ventre), conosciuto nella lingua orale (e maggiormente in Occidente) come ‘Harakiri‘, utilizzato per l’espiazione di una colpa o per ricevere una fine onorevole, spiega alla perfezione il comportamento di Honda e compagni.

Accettare il pareggio dopo aver sfiorato la vittoria, chiudersi e sperare di resistere fino ai rigori, inermi di fronte al nemico, sarebbe stato impossibile da sopportare per i ‘Samurai’. Nei minuti di recupero il Giappone è ormai in ginocchio, in quella che nella tradizione è definita ‘seiza‘, la posizione che permette di morire con onore (cadendo in avanti). Il Belgio penetra il ventre della difesa come una lama, Chadli non perdona. Il 3-2 non è una condanna, ma una liberazione. Il Giappone fa Harakiri, ma chiude il suo Mondiale con onore.

AFP PHOTO / JUAN BARRETO
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