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Alessandro Ballan lancia Nibali e Aru ai microfoni di SportFair: “da troppo tempo l’Italia non vince un Mondiale, questo è l’anno giusto per trionfare” [INTERVISTA]

SportFair

Alessandro Ballan sprona Fabio Aru e Vincenzo Nibali a conquistare i campionati del Mondo che si disputeranno ad Innsbruck

LaPresse\Alessandro Trovati

Alessandro Ballan è stato l’ultimo italiano a diventare campione del mondo: il ciclista è riuscito a conquistare la preziosissima maglia che tutti i corridori vogliono vincere nella loro vita a Varese nel 2008. Oltre a questo prestigioso successo, Alessandro Ballan ha vinto il Giro delle Fiandre nel 2007 ed è salito sul podio della Parigi-Roubaix nel 2006. La scorsa settimana, l’ex ciclista della BMC ha visionato il percorso del Giro d’Italia 2018, in particolar modo le tappe israeliane. Ai microfoni di SportFair, Alessandro Ballan ha analizzato nel dettaglio le prime tre frazioni della corsa a tappe italiana, lodato le qualità di Gianni Moscon, rivissuto i momenti della vittoria al Giro delle Fiandre e parlato della Nazionale Italiana in vista dei mondiali di Innsbruck.

Il paese israeliano è pronto ad accogliere il Giro d’Italia?

“Questa era una mia perplessità iniziale. Prima avevo un po’ di timore, soprattutto sul discorso sicurezza, invece poi mi sono ho trovato un’altra situazione, nel senso che ci sono tantissimi controlli in città. Ho visto molti militari che girano nelle strade e questo ha reso tranquillo il nostro soggiorno. I nostri spostamenti in bici sono stati molto curati nei dettagli e hanno sempre messo in primo piano la sicurezza. Abbiamo avuto qualcuno sia avanti che dietro di noi e ci hanno sempre aiutato”.

Queste tre tappe in Israele dal punto di vista altimetrico come le hai viste? Sono difficili?

LaPresse\Antonio Calanni

“L’usanza dei primi giorni è quella di fare tappe tranquille, e non si è mai visto un inizio di Giro con frazioni difficili. Ad esempio l’anno scorso la prima frazione con un coefficiente altimetrico elevato è stata sull’Etna verso la fine della prima settimana. Il percorso che ho provato in Israele è stato il Prologo di Gerusalemme, che per me è una cronometro. Non c’è un metro di pianura perché appena scendi dalla rampa si inizia subito a salire. Sono chilometri da fare in potenza, quindi una cronometro adatta agli specialisti, perché dovranno affrontare tante curve e tante salite. Questa tappa non è il classico ‘piantone’ dove un cronoman spinge a tutta, ma una frazione più tecnica. La tappa di Tel Aviv (la seconda ndr) non presenta grosse insidie a meno che non ci sia tempo brutto, mentre la terza attraverserà il deserto, dunque si prospetta una giornata calda durante la quale potrebbe esserci molto vento. Nei 50 chilometri finali abbiamo raggiunto i 50 km\h perché avevamo vento a favore. Quindi in questa seconda parte di tappa le squadre potrebbero iniziare ad applicare delle strategie”.

Tra tutte le 21 tappe del Giro d’Italia, qual è la frazione che deciderà la classifica generale?

LaPresse\Antonio Calanni

“Per la classifica, penso che il primo arrivo in salita non deciderà chi vincerà, perché mancherà molto alla conclusione, ma si capirà chi non la conquisterà. Le frazioni più difficili saranno il Colle delle Finestre e soprattutto lo Zoncolan. Ma in ogni caso di montagne i corridori ne avranno molte per potersi giocare le possibilità della maglia rosa”.

Quest’anno i Mondiali di ciclismo saranno ad Innsbruck ed è molto favorevole il percorso a Vincenzo Nibali e Fabio Aru. Quante possibilità ha l’Italia di vittoria?

“Quest’anno abbiamo le carte in regola per vincere perché il percorso è più duro e possiamo sperare di conquistare la maglia iridata. Abbiamo Nibali e Aru ma non vedo altri corridori pronti a trionfare, poi bisognerà capire la loro forma. L’Italia sta passando un periodo molto brutto, soprattutto per le corse di un giorno (nelle Classiche del Nord soprattutto). Dovremmo giocarci tutte le carte per vincere e avere una buona squadra e mettere d’accordo tutti. Dobbiamo andare a medaglia! In 10 anni, tolto me, abbiamo prodotto solo dei quarti posti e non siamo più andati sul podio. Per una Nazione che è sempre stata leader nel ciclismo, questo digiuno è davvero brutto. Dobbiamo trovare dei corridori pronti per questa importante missione”.

Gianni Moscon può essere un corridore valido per le Classiche di un giorno?

LaPresse\Alessandro Trovati

“Gianni sta dimostrando tantissimo ed è molto giovane. Io alla sua età ero appena passato nei professionisti. Lui è nella squadra giusta e ogni anno dimostra qualcosa in più. Spero che faccia qualche podio in queste Classiche del Nord e che un giorno possa anche vincerle. Sono sicuro che Gianni possa portare in alto la bandiera dell’Italia. Io tifo per lui anche perché mi assomiglia anche se in salita è più forte di me”.

Quali sono stati i corridori che ti hanno impressionato durante il tuo periodo da professionista?

“Beh, ho avuto la sfortuna di correre nelle annate di Cancellara e di Boonen. Loro due tra Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix si sono divisi tutti gli arrivi! Un po’ come quando si gareggiava contro Eddy Merckx che si lottava solo per il secondo posto. Io nel 2007 ho vinto il Giro delle Fiandre e sono soddisfatto di aver battuto questi due fenomeni”.

Che ricordo hai della vittoria del Giro delle Fiandre?

LaPresse\Franck Faugere

“È stata una vittoria cercata e da favorito perché qualche giorno prima ho vinto la classifica al Driedaagse De Panne. Ero controllato e lo stesso sono partito come i grandi sul Grammont facendo selezione, mentre dietro Leif Hoste stava risalendo. Ho deciso di aspettarlo sapendo che non era veloce e siamo andati a giocarci la volata. Lì sono stato bravo a non mollare e negli ultimi metri l’ho superato e ho vinto”.

Cosa pensi dei casi doping che riguardano il Team Sky? 

“Il problema è che questi fatti vengono fuori sempre dopo qualche anno e ci vuole tanto tempo per risolverli. Come è successo a Lance Armstrong. Anche io ho subito una cosa simile e per avere una sentenza (dopo la quale è stato assolto ndr) ho aspettato ben 6 anni. Dovrebbero essere più veloci in questi casi e non lasciare le persone in standby. Mi sembra brutto che Froome deve aspettare una sentenza per capire se correre o no il Giro. Io troverei una legge più veloce per tutelarci. Il ciclismo è lo sport più controllato del mondo e siamo stati i primi ad avere il passaporto biologico tra tutti gli sportivi. Tutto quello che è stato fatto in questi anni è servito molto per essere più tranquilli e speriamo di continuare su questa strada”. 

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