La trasmissione Le Iene ha indagato sulla morte di Marco Pantani scoprendo tutte le irregolarità del processo
La trasmissione Le Iene ha indagato sul caso doping che ha sconvolto il ciclismo italiano, ossia la presunta positività di Marco Pantani. L’inviato del programma, AlessandroDe Giuseppe ha ripercorso la bruttissima vicenda del Pirata: da quando il campione è stato fermato a Madonna di Campiglio, nella penultima tappa del Giro d’Italia del 1999, fino alla sua morte. Pantani è stato accusato dai medici dell’UCI di una presunta presenza di EPO, farmaco utilizzato per alterare le prestazioni sportive nel mondo delle due ruote, nel suo sangue. In quel periodo l’uso di questa sostanza era frequente e, purtroppo, la maggior parte dei corridori utilizzava questo farmaco per andare più forte. L’ematocrito, ovvero l’esame del sangue che indica la percentuale del volume sanguigno, segnala sempre se un corridore ha utilizzato una sostanza proibita o meno (in base alla densità del sangue). Il valore massimo che un ciclista deve avere è infatti 50, se il valore è maggiore il corridore viene fermato dall’UCI con l’accusa di doping. Roberto Pregnolato, ex massaggiatore di Marco Pantani ha dichiarato a Le Iene che il valore dell’ex ciclista era di 48 la sera prima:
“lui era a cena, in teoria avevamo vinto il Giro e lui si è provato e ha messo il suo sangue in una boccetta per poi farla centrifugare e analizzare il tutto. Era 48 il valore, era tranquillo e sereno. Uno che è primo in classifica e viene controllato in ogni momento, si prepara in tempo se è fuori norma, ma Marco non lo era.”
La mattina della penultima tappa del Giro d’Italia 1999, Marco Pantani è stato svegliato dai medici dell’antidoping alle 7.35 del mattino, ovvero 3 ore prima della partenza. Il ciclista ha effettuato i controlli normalmente sapendo di essere in regola. Dopo qualche ora è giunta una telefonata a Pregnolato che l’ha avvisato della positività di Marco Pantani. L’esame ematocrito effettuato dal corridore aveva segnalato un valore di 53, ossia ben 5 punti in più rispetto a quello che Marco aveva comunicato al suo massaggiatore la sera precedente. Pregnolato ha raccontato cosa è successo dopo:
“Marco ha incominciato a imprecare e ha dato un pugno al vetro. Quando lui è uscito i giornalisti lo aspettavano dicendo: ‘finalmente ce l’abbiamo fatta a tirar via il fenomeno’. Mentre le altre persone piangevano. Lui è stato fucilato in diretta. Lui è stato ucciso quel giorno, quella mattina lì. Quando lui è andato via con la macchina ho visto le persone piangere”.
Alla luce di queste scoperte, l’ipotesi al vaglio del servizio de Le Iene è quella che analizza uno scenario incredibile: l’ematocrito di Marco Pantani potrebbe essere stato alterato intenzionalmente. Ad avallare questa teoria, anche il fatto che l’ex ciclista poche ore dopo la chiamata che gli ha svelato il risultato delle sue prime analisi, ha realizzato un nuovo controllo ad Imola il cui valore di riferimento era di nuovo 48. L’inviato della trasmissione De Giueseppe ha intervistato il Dottor Locatelli, un esperto di ematologia:
“è poco plausibile. L’anomalia sta nel livello delle piastrine: ad Imola sono 160 mila, mentre a Madonna di Campiglio 117 mila. La variazione è all’ordine del giorno solo del 10% (mentre in questi esami è del 33%, 3 volte il normale). Questo dato non è per niente convincente. Anche se si diluisce il sangue, scendono anche le piastrine, mentre qui sono più alte ad Imola. Il campione utilizzato è stato soggetto a qualche manipolazione e il plasma potrebbe essere stato sottratto. 100 microlitri può variare di molto i valori”.
Il secondo referto, portato da Marco Pantani all’antidoping, non è stato classificato idoneo, nonostante il prelievo fosse stato effettuato all’interno di un ospedale certificato UCI. Neanche durante il processo a Marco Pantani i risultati del prelievo sono stati presi in considerazione come contro-prova. L’equipe medica che si è occupata del caso si è contraddetta parecchie volte sia sugli orari che sulle modalità delle analisi effettuate sull’ex ciclista scomparso. Altra anomalia è la presenza di Wim Jeremiasse, giudice olandese dell’UCI, al controllo antidoping di Pantani. Il membro della Federazione Internazionale qualche mese dopo è morto in un incidente stradale dalle strane dinamiche. Il dottor Sala, medico dell’antidoping che ha fatto parte dell’equipe medica di Madonna di Campiglio, si è celato nel silenzio alle domande di De Giuseppe. Stessa cosa per il dottor Spinelli, mentre il dottor Partenope ha dichiarato ai microfoni de Le Iene:
“Imola non esiste per me. È un laboratorio che non rispetta le certificazioni UCI e non sono dati confrontabili. L’esame fatto era di Pantani? Io non lo so e Wim Jeremiasse non era presente al controllo”.
Queste dichiarazioni, secondo i documenti presentati dal programma, sarebbero false, soprattutto per quanto riguarda l’assenza del giudice olandese. Come si può sostenere che Wim Jeremiasse fosse assente se nei documenti portati alla Procura si certifica la sua presenza? E perché il suddetto non è mai stato chiamato come testimone nel processo? E poi: la sua morte è veramente stata accidentale? Una cosa è certa: il decesso di Marco Pantani secondo l’ipotesi portata avanti da Le Iene è stato indotto da qualcuno che non aveva nessuna intenzione di veder vincere un campione sano e genuino. Anche l’opinione pubblica ha una grande colpa a riguardo: quella di non aver TUTELATO UN PATRIMONIO ITALIANO SPORTIVO COME MARCO, perché PANTANI ha rappresentato un valore sportivo tanto amato, ma poco rispettato.
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