Il medico inibito nel 2012 a vita dall’USADA ha parlato del caso Froome, sottolineando come non avrebbe mai vinto quattro Tour de France senza salbutamolo
Il caso relativo a Chris Froome continua a far discutere, spaccando la critica tra coloro che vorrebbero una squalifica per il ciclista del Team Sky e quelli che vorrebbero una sua assoluzione. Sulla questione è intervenuto Michele Ferrari, il famigerato medico inibito nel 2012 a vita dall’USADA per gravi violazioni del regolamento antidoping nell’ambito delle indagini su Lance Armstrong. Interrogato da un utente del suo blog sulla questione Froome, Ferrari ha espresso il suo punto di vista:
“La escrezione urinaria di salbutamolo è piuttosto variabile e dipende da vari fattori, alcuni dei quali sconosciuti. Il salbutamolo non migliora le prestazioni nei soggetti non asmatici. Non è vero che abbia effetti anabolizzanti, nemmeno ad alto dosaggio. Non esiste un solo studio scientifico che affermi il contrario. Il mio parere è che Froome abbia esagerato con le ‘puffate’, magari involontariamente, perdendo o sbagliando il conto. Nelle tappe precedenti la sua concentrazione nelle urine era costantemente attorno ai 600 nanogrammi per millilitro. Magari avrà pensato che raddoppiando la dose abituale sarebbe comunque rimasto nei limiti, non tenendo conto che oltre un certo dosaggio il metabolismo della sostanza può essere saturato e, dunque, l’eliminazione urinaria essere maggiore. Facendo un discorso più ampio, potrei dire che Froome, senza salbutamolo, probabilmente non avrebbe mai vinto quattro Tour de France. Così come sarebbe accaduto, ad esempio, ad un ciclista con 38 di ematocrito senza EPO. Sia il salbutamolo che l’EPO rimediano alle ingiustizie della genetica”.