La nuova maglia di Fabio Aru fa molto discutere. Il neo corridore della UAE Team Emirates rassicura i fan
Fa molto discutere la nuova maglia tricolore di Fabio Aru che ha presentato ieri sui social. Il neo corridore della UAE Team Emirates ha iniziato l’anno nuovo in bici allenandosi con suo padre a Villacidro sfoggiando la nuova divisa della squadra araba. Sulla maglia però il tricolore non è in bella vista, anzi è messo sotto la scritta del team ed è meno visibile rispetto alla divisa indossata durante il periodo in Astana. La scelta della UAE Team Emirates ha fatto molto discutere sia sul web che in Federazione. La maglia Tricolore rappresenta tutti i tifosi del ciclismo italiano ed è un grande privilegio indossarla. Questo caso però sembra già aver una conclusione, come spiegato da Fabio Aru in un’intervista alla Gazzetta dello Sport:
“è solo una versione provvisoria. I tifosi possono stare tranquilli, i colori della bandiera italiana saranno in evidenza. I principi di base non cambieranno, ma il tricolore nella realizzazione definitiva sarà più ampio, più visibile, e girerà lungo tutto il corpo. Poi apparirà anche sul bordino della mezza manica e nella parte finale del calzoncino. Ci siamo basati su quella di Nibali all’Astana, nel rispetto delle linee guida della Federazione in tal senso. Il mondo del ciclismo ora è questo, capisco i tifosi e gli appassionati, ma sono tante le esigenze che devono essere accontentate. Non dico che bisogna per forza accettarlo, ma spero si possa comprendere. La maglia ‘vera’ sarà presentata più avanti, in un appuntamento ufficiale. E’ elegante e bella, ve lo garantisco”.
In passato la Federciclo si è impuntata parecchie volte sul tricolore nelle maglie. Nel 2009 Filippo Pozzato ad Imola ha trionfato ai campionati italiani e la Federazione ha fatto cambiare la maglia del ciclista. Stessa cosa è successa nel 2014 a Vincenzo Nibali quando ha vinto la corsa a Melinda. Il Presidente della Federazione Ciclistica, Renato di Rocco, ha analizzato il caso maglia tricolore di Fabio Aru:
“bisogna negoziare tra vari interessi. La prima scelta, è chiaro, resta il tricolore intero. Quello ‘piccolo’ sul petto è nato con Visconti alla Movistar. Ma la versione definitiva della Uae può essere un buon compromesso. I colori sono visibili, indipendenti, non si confondono con marchi. E poi il tricolore è un valore che gli atleti si portano dentro, a prescindere da quella che può essere la visibilità esterna”.