La Procura di Milano ha avviato un’inchiesta per capire la regolarità della cessione del Milan, passato dalle mani di Berlusconi a quelle di Li
Un’inchiesta aperta in gran segreto, per smascherare e portare a galla tutte le situazione misteriose relative ad un passaggio di proprietà che continua a far discutere. Parliamo della cessione del Milan, passato dopo 31 di gestione Berlusconi nelle mani dell’imprenditore cinese Yonghong Li dietro il pagamento di una cifra monstre cioè 740 milioni di euro. Il sospetto di una vendita gonfiata, messa in atto per schermare il rientro in Italia di una sostanziosa cifra, ha spinto la Procura di Milano ad aprire un’inchiesta per capire la regolarità dell’intera operazione. A riportarlo è la Stampa, sottolineando come l’autorità giudiziaria stia analizzando alcuni nuovi documenti per verificare l’eventuale reato di riciclaggio che, in questo momento di campagna elettorale, non aiuterebbe Silvio Berlusconi.
Il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale ha deciso di avviare questa inchiesta dopo la scoperta di alcuni documenti che sconfesserebbero il dossier presentato la scorsa estate dall’avvocato storico dell’ex Cavaliere, Niccolò Ghedini, utile ad accertare la regolare provenienza del denaro cinese. La provenienza di questi nuovi atti non è al momento conosciuta, ma secondo quanto riportato da la ‘Stampa’, risalirebbe ai reali flussi di denaro partiti da Hong Kong. Di certo, ci sono elementi nuovi che smentirebbero la regolarità di una bella fetta dell’operazione. Un’inchiesta giudiziaria che segue quella giornalistica lanciata nel novembre scorso dal ‘New York Times’, in cui la nuova proprietà cinese veniva letteralmente smontata.
Yonghong Li infatti veniva descritto come una personalità sconosciuta sia in Italia che in Cina, non risultando nemmeno tra gli uomini asiatici più importanti e ricchi. Adesso ecco arrivare questa nuova grana, al termine della quale le conseguenze per il Milan potrebbero essere davvero disastrose.