Addio Angellino, “l’angelo dalla faccia sporca”: bomber da record (e dalla dolce vita) con l’Inter che scoprì Zanetti

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Il calcio piange Angelillo, attaccante da record con la maglia dell’Inter: tra gol e dolce vita, addio all’uomo che scoprì Zanetti

Se ne va un altro “angelo dalla faccia sporca”. Il calcio italiano piange la scomparsa, a 80 anni, di Antonio Valentin Angelillo, attaccante argentino protagonista fra anni Cinquanta e gli anni Ottanta, prima in campo e poi in panchina. Esploso in patria con Racing Avellaneda e Boca Juniors, viene portato in Italia da Angelo Moratti, che nell’estate 1957 lo fa vestire di nerazzurro. All’Inter vive i suoi anni migliori Angelillo, che assieme a Humberto Maschio e Omor Sivori formava “gli angeli dalla faccia sporca”, soprannome dato da un massaggiatore argentino, prendendo in prestito il titolo di un celebre film degli anni Quaranta. Nella sua seconda annata in nerazzurro, Angelillo chiude con 33 gol in 34 partite, primato assoluto per un campionato a 18 squadre. Resterà all’Inter per quattro stagioni, collezionando 127 presenze e 77 reti: la sua relazione con una ballerina di night, Attilia Tironi, in arte Ilya Lopez, non va giu’ a Helenio Herrera che lo accusa di ‘dolce vita’ e ottiene da Moratti la sua cessione.

“La verità è che io in quella stagione giocai solo 15 partite e segnai 8 gol. E l’Inter era prima in classifica, sono uscito e non lo è stata più”, rivendicherà con orgoglio molti anni dopo. Angelillo finisce alla Roma con una particolare clausola che impegna i giallorossi a non cederlo né al Milan, né alla Juve, né alla Fiorentina. In giallorosso resta per 4 anni, la media gol si abbassa, anche perchè arretra il suo raggio d’azione in campo, ma arrivano i primi trofei, una Coppa delle Fiere e una Coppa Italia. Poi le esperienze con Milan e Lecco, il provino al Napoli – dove ritrova per qualche partita l’amico Sivori – e il ritorno in rossonero dove vince uno scudetto ma senza lasciare troppo il segno (appena 3 presenze e un gol).

Con ancora tanta voglia di giocare, scende in B per indossare la maglia del Genoa, quindi la chiusura della carriera all’Angelana nelle vesti di allenatore-giocatore e il ritiro nel 1971. Appese le scarpette al chiodo, da tecnico guida Montevarchi, Chieti, Campobasso, Rimini, Brescia, Reggina e Pescara ma è sulla panchina dell’Arezzo, a inizio anni Ottanta, che si toglie le soddisfazioni migliori, vincendo la Coppa Italia di serie C e conquistando la promozione in serie B, sfiorando poi anche il salto nella massima categoria. Allenera’ ancora fra Avellino, Palermo, Mantova, di nuovo Arezzo e infine Torres, con in mezzo anche una parentesi in Marocco, prima di chiudere anche questa fase della sua carriera nel ’91. Tornerà a lavorare per l’Inter come osservatore: sarà lui a segnalare giocatori come Zanetti e Cordoba. “Alla famiglia vanno il pensiero e l’affetto di tutto il Club e dei tifosi nerazzurri”, il cordoglio dell’Inter per la scomparsa di Angelillo, che vesti’ anche in un paio di occasione la maglia della Nazionale italiana. (ITALPRESS).

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