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Ciclismo – Caso Froome, il Team Sky si gioca l’asso: uno studio scientifico può evitare la squalifica del britannico

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Il Team Sky si appella ad una ricerca scientifica per scagionare Chris Froome dall’accusa di doping. Ecco di cosa si tratta

LaPresse/EFE

Il caso doping che ha coinvolto Chris Froome, beccato alla Vuelta di Spagna con il doppio del livello di salbutamolo consentito nelle urine, ha turbato il mondo del ciclismo. Il ciclista del Team Sky da anni soffre di questa malattia e, per alleviare il suo malessere, ha sempre utilizzato questo farmaco. Se la positività di Froome fosse confermata, Vincenzo Nibali vincerebbe la Vuelta di Spagna con Ilnur Zakarin della Katusha Aplecin in seconda posizione e Wilco Kelderman in terza. Un caso di doping, questo che ha coinvolto il keniano bianco, molto diverso da molti altri, dal momento che Chris Froome è stato controllato incessantemente per tutta la Vuelta di Spagna e solo alla 18ª tappa è stato riscontrato un alto tasso di salbutamolo. Il Team Sky ha dichiarato che il corridore ha aumentato il dosaggio del broncodilatatore, ma senza superare il limite previsto. Il valore registrato dal corridore britannico però è risultato il doppio previsto dalla WADA (la concessione di inalazione è di 1600 mg/ml sulle 24 ore e non più di 800 mg/ml sulle 12 ore), ovvero 2000 ng/ml. Secondo uno studio visionato dalla Gazzetta dello Sport, su 18 uomini e 14 donne che hanno inalato le dosi consentite del salbutamolo a 35 gradi col 40% di umidità, ben 20 su 32 persone (il 62,5%) hanno superato la soglia limite fissata dalla WADA. Grazie a questo studio, Chris Froome e il Team Sky potrebbero salvarsi dall’accusa di doping ed evitare sanzioni e squalifiche. Ad occuparsi del caso sarà la Federciclo Internazionale, che avrà il compito di interloquire con i legali di Chris Froome e del Team Sky per capire cosa è successo durante la Vuelta di Spagna 2017. La fine del processo dovrà portare o ad una sanzione del corridore del Team Sky oppure al nulla di fatto.

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