MotoGp – Marquez a caccia di distrazioni: “interviste? Ecco il loro vantaggio! E su Dovi dico che…”

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Marc Marquez pronto per la sfida finale tra presente e futuro: il campione di Cervera a caccia di distrazioni per non sentire la pressione?

LaPresse/EFE

Marc vs Dovi, che la sfida abbia inizio. Il weekend di Valencia è finalmente iniziato, motori accesi sul circuito di Ricardo Tormo per la prima sessione di prove libere dell’ultima gara della stagione 2017 che decreterà il nuovo campione del mondo. Lo spagnolo della Honda ha ben 21 punti di vantaggio sul suo rivale, tutto quindi è nelle sue mani: se Dovizioso dovesse vincere a Marquez basterebbe chiudere la gara tra i migliori 11 per alzare al cielo il suo sesto titolo Mondiale. Aria rilassata, ma non troppo per il campione di Cervera, che approfitta delle interviste per non pensare troppo alla gara e distrarsi, come riportato dalla Gazzetta dello Sport:

“Stufo di interviste? No, anzi. Vero che a nessuno di noi piacciono troppo, ma adesso hanno il vantaggio di non farti pensare troppo. Arrivi a Valencia e senti che è qualcosa di speciale, un Mondiale che si decide all’ultima gara ha un sapore diverso. Parli con la gente e per tutti è facile, già fatta. Invece no. Lo sport è molto capriccioso, può succedere di tutto. Scaramantico no, ma… non mi piace parlare di cosa può succedere. Anche al mio paese tutti a dirmi che è fatta, tu dici sì, sì, sì, in realtà cerchi solo di isolarti e prepararti con la stessa mentalità. Serve essere concentrati. Lo sono io, lo è il mio team”

Impossibile non parlare poi del suo diretto rivale, Andrea Dovizioso, una vera e propria sorpresa: ad inizio anno nessuno si aspettava di vedere il forlivese così competitivo, da lottare addirittura per il campionato. Il Dovi però ha mostrato di che pasta è fatto lasciando tutti di stucco e regalando emozioni uniche:

“Questo è vero. Con tutto il rispetto per Dovi, con il quale il rapporto è buonissimo, mi avessero detto che a Valencia mi sarei giocato il titolo con lui non ci avrei creduto. Invece ha fatto un anno con sei vittorie. Speriamo di no, ma se vince domenica è un campione giusto. Dopo il Mugello e Montmelò mi sono detto che aveva portato a casa due gare, ma è stato nella seconda parte di campionato che è esploso. Dal Sachsenring in poi io attaccavo e lui attaccava, e la domenica dopo uguale. Lottare con un avversario così è molto bello, in pista c’è la rivalità, abbiamo fatto grandi lotte, bellissime, come in Austria e Motegi, ma poi giù dalla moto il rapporto è buono. Lo è da sempre, da quando ero in 125. Anche con il suo babbo. In pista dai il 100% a prescindere da chi affronti. Il bello però è il dopo, quando ti trovi a parlare della gara, a spiegarti una manovra, quasi come se fossi con un amico. Secondo me la grande qualità di Dovi è mantenere sempre il suo stile. Ci sono piloti che se lottano per il campionato cambiano, diventano nervosi. Andrea invece è sempre rimasto lo stesso, come stile, guida, approccio alla gara. È stato molto bravo”.

Non poteva mancare poi un commento sulla Honda e sul suo futuro. In tantissimi affermano che la Honda è Marquez, che è il pilota a fare la differenza su una moto che forse non è poi così tanto forte. A dimostrarlo forse anche la differenza tra Marquez e il suo compagno di squadra Dani Pedrosa. Il campione di Cervera però non la pensa così:

 

 

“Non penso sia così. Se guidi una moto devi fare il 100%, non puoi guardare solo ai problemi. Questo è un gruppo e io sono convinto che senza il mio gruppo e senza lavorare bene sulla moto non potrei arrivare dove sono adesso. Ogni Casa cerca sempre il pilota che pensa possa essere giusto per quella moto. Finora abbiamo fatto un buon lavoro con la Honda, tre titoli in quattro anni, sono molto contento e mi sento molto dentro questa azienda, ascoltato, una parte importante. Difficile dire cos’ho che gli altri non hanno. Lo devono sapere gli altri, non ha senso che sia io a giudicarmi. Io faccio quello che posso, vivo per la moto e lavoro ogni giorno per essere competitivo. Sono motivato e rischio, non ho paura di farlo: lo dicono le 25 cadute”.

“In Formula 1 i piloti che guardo sono Hamilton e Alonso. E Verstappen. In macchina è più difficile, ma se li guardi li vedi fare cose diverse. Regalano emozioni. A me piacerebbe essere ricordato sì per i titoli, ma soprattutto per essere uno che ha sempre dato il 100% e fatto le cose in modo diverso. Come Randy Mamola, anche se non ha mai vinto, come Schwantz. Io ed Hamilton? Sono molto diversi anche i nostri mondi. Lewis non l’ho mai conosciuto, se non via messaggio, ma è vero che abbiamo due stili di vita diversi. A me piace stare nel mio paese con la mia famiglia e i miei amici. Ma è anche la moto che ti impone di lavorare ogni giorno fisicamente e di precisione”

 

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