L’Inter conquista un pareggio sofferto contro il Torino e conserva la sua imbattibilità: i nerazzurri confermano la loro anima operaia, poco spettacolare ma estremamente efficace
Diversi anni fa, quando il calcio aveva ancora dei valori ben saldi e apparteneva alla gente comune, il Derby di Milano, la stracittadina più famosa del mondo, divideva la città meneghina in due fazioni: Bauscia e Casciavit. Due categorie distinte e separate, due estrazioni sociali agli antipodi, così come le idee di calcio e i colori rappresentati dalla due squadre: i tifosi dell’Inter, appartenenti alla parte borghese e quindi più agiata, erano chiamati Bauscia (gradasso); i supporters rossoneri, provenienti per lo più dal proletariato, erano definiti Casciavit, da ‘cacciavite’, chiaro riferimento al lavoro operaio. Al giorno d’oggi i nerazzurri sembrano aver cambiato la loro ‘anima’. L’Inter di Spalletti ha introdotto una concezione nuova nel calcio moderno: la squadra blasonata, conscia dei propri limiti, che gioca da provinciale. Spalletti, abituato a far giocare sempre bene le sue squadre (la Roma ne è il simbolo assoluto), è una persona, prima ancora di essere un allenatore, furba e molto intelligente. Resosi conto di avere a disposizione diversi giocatori di talento, ma che non riescono ad imporre il proprio gioco in campo, un po’ per limiti caratteriali (Joao Mario, Brozovic) un po’ per limiti tecnici (tutta la difesa più Vecino e Gagliardini), ha optato per la scelta che punta al risultato, sacrificando lo spettacolo: il gioco operaio.
L’Inter lo ha dimostra anche nel lunch match della 12ª giornata di Serie A, pareggiato nel finale contro il Torino. Dopo aver giocato un buon primo tempo, senza però mai impensierire i granata, l’Inter si è ritrovata sotto dopo aver subito il gol di Iago Falque. La squadra di Spalletti ha provato a reagire con orgoglio, ma senza una vera e propria idea di gioco: modulo spregiudicato, dentro Eder insieme a Perisic, Candreva e Icardi, attacco a testa bassa e la speranza che gli uno contro uno, concessi ad ogni ripartenza del Torino, non si concretizzassero nel raddoppio. Alla fine ha avuto ragione Spalletti: cross senza troppe pretese di Perisic, genialata di Icardi e gol facile facile di Eder sotto porta. Il boato di San Siro, entusiasmo che non si vedeva dal triplete, la dice lunga su quanto contino i risultati nel calcio, a discapito del bel gioco. A suo modo, questo potrebbe essere letto come un monito al Milan di Montella, costruito per giocare a calcio, deliziare e vincere proseguendo sulla strada del glorioso passato, tracciata dalla proprietà Berlusconi e battuta a suon di milioni dalla nuova gestione cinese. Volontà che per ora resta solo un’idea: il Milan, un po’ Bauscia nelle sue intenzioni, più fumoso e meno pragmatico, si ritrova a -14 dall’Inter (con una partita in più), aspramente contestato e con Montella che rischia la panchina di partita in partita.
Per l’Inter ‘Casciavit’ è invece il 12° risultato utile consecutivo (9 vittorie e 3 pareggi), il primo pareggio casalingo che, unito alle 5 vittorie precedenti, permette ai nerazzurri di essere temporaneamente la miglior squadra per rendimento casalingo (su 6 partite), nonché virtualmente la seconda forza del campionato. Sotto questo punto di vista infatti, l’Inter potrebbe pagare dazio. Oggi Juventus e Lazio, due squadre con una vocazione calcistica ben diversa, hanno l’opportunità di scavalcare i nerazzurri in classifica, avendo barattato i due pareggi in più che ha l’Inter (imbattuta), con una vittoria e una sconfitta a testa. Ma non solo: se il Napoli dovesse vincere, porterebbe il distacco sull’Inter a 4 punti, mentre se la Roma dovesse battere la Fiorentina e la Sampdoria (nel recupero) raggiungerebbe l’Inter a 30 punti. In questa Serie A passare, da imbattuti, dal secondo al quarto posto a parimerito, è un attimo: forse il gioco (operaio) non vale la candela.