Nibali e la Bahrain-Merida, quella scommessa (stravinta) dello Squalo col principe Nasser

SportFair

Nibali e il Team Bahrain-Merida, il bilancio dopo il primo anno di attività è straordinario: lo Squalo vince con gioia e il progetto del principe Nasser bin Hamad Al Khalifa è già decollato

E’ passato un anno abbondante da quando quel pezzo di campione qual è Vincenzo Nibali, alias Squalo dello Stretto, ha deciso di cambiare aria. Senza rancore, perché con l’Astana erano stati 4 anni straordinari. Ma il team kazako, allo Squalo, iniziava a stare stretto. Dopo aver vinto tutto quello che c’era da vincere, Nibali voleva la serenità per correre con gioia, in un ambiente familiare, potendo decidere cosa fare e programmando personalmente le proprie stagioni senza dover sottostare alle logiche degli sponsor. Nel pieno rispetto dei ruoli di una squadra, Nibali non è uno qualsiasi e riteneva di avere tutto il diritto per pretendere maggiore autonomia. All’Astana non era possibile, e lo Squalo ha intercettato la voglia del principe Nasser bin Hamad Al Khalifa di investire nel ciclismo.

Il figlio del sultano del Bahrain è uno sportivo, amante e appassionato di molti sport tra cui proprio il ciclismo, e in un’ottica di crescita dello sport su due ruote del piccolo (ma ricchissimo) Regno affacciato sul Golfo Persico, confidava allo Squalo l’intenzione di creare una squadra tutta sua. Nibali, da volpone siciliano, ci ha ricamato intorno un progetto bellissimo. Un progetto che parla italiano. E che porta in Italia i soldi dei magnati d’oriente: qualche idiota continua a lamentare l’assenza di squadre italiane dal circuito World Tour, senza capire che team come la Bahrain-Merida e l’UAE Team Emirates sono squadre a tutti gli effetti italiane mascherate da una bandierina asiatica proprio per intercettare la voglia di investire dei Paesi Arabi. Ben venga, quindi: è una risorsa, non un problema. Sarebbe stato un guaio non assecondare questa volontà. Da che mondo è mondo, infatti, nella storia del ciclismo rimangono i campioni, non le squadre. Quanti conoscono Eddy Merckx? Ma quanti la “Molteni“? E quant’è popolare Hinault rispetto a “La Vie Claire“? Non scherziamo, quindi. Di quella bandierina tricolore accanto al nome delle squadre non ce ne frega niente. Il ciclismo è uno sport individuale, e le squadre sono soltanto uno strumento per mettere i corridori nelle migliori condizioni per esprimere le proprie doti. Punto. L’importante è che Nibali e gli altri talenti italiani siano in grado di potersi esprimere al meglio, in squadre solide e ben organizzate, quindi con grandi disponibilità economiche. Il nome che portano e la nazionalità che hanno contano meno di zero.

vincenzo nibali
LaPresse/ Fabio Ferrari

Ma torniamo al nostro Squalo e alla sua scommessa con il principe Nasser. “Sta facendo una cazzata, come fa a mollare un team forte come l’Astana per il nulla?” si chiedevano i soliti sapientoni che un anno fa, di questi tempi, alimentavano lo scetticismo. “Ma questa Bahrain-Merida alla fine neanche si farà…” dicevano.

Quante fesserie! Eccoci qua, un anno dopo, con la Bahrain-Merida che non solo è riuscita subito ad inserirsi dalla prima stagione nel circuito World Tour, ma ha anche raccolto risultati ben superiori rispetto alle aspettative e ben superiori rispetto a quanto qualsiasi club del ciclismo abbia mai fatto al primo anno di vita. Neanche il Team Sky era andato così bene alla prima stagione, pur con budget ben più significativi.

LaPresse/ Fabio Ferrari

Nibali, innanzitutto. Per lo Squalo è stata una stagione bellissima. La nuova squadra costruita intorno al campione messinese ha ovviamente richiesto un periodo di rodaggio, ed è stata dura ripartire ad inizio stagione dopo la brutta caduta di Rio de Janeiro a pochi chilometri dal sogno dell’oro olimpico. Molto dura, per Nibali, ferito nel corpo ma anche nell’anima di guerriero che viene dal Sud e comunque decide di non mollare. Supera la batosta, mesi di riabilitazione dopo l’intervento e ricomincia a 32 anni con la fame di un ragazzino. Le ambizioni dello Squalo coincidono con quelle della squadra: lui vuole dare conferme, il team si vuole affermare. Lui corre senza pressioni, perché ha già vinto tutto e non deve dimostrare nulla a nessuno (nonostante il ronzio dei mentecatti che inspiegabilmente lo mettono da anni in discussione).

E’ un fenomeno, Nibali. Uno di quelli che capitano molto raramente: al livello dello Squalo, negli ultimi 30 anni, soltanto Pantani e Contador. E non veniteci ad elencare gli albi d’oro, per quanto siano importanti. Ma per la gente non conta il numero di vittorie, bensì il modo con cui le raggiungi. Le emozioni che riesci a trasmettere. E negli ultimi 30 anni, nessuno ha emozionato come Pantani, Contador e Nibali. Con una profonda differenza: Pantani e Contador hanno regalato grande spettacolo esclusivamente nelle grandi corse a tappe. Nibali invece è un corridore più completo, l’unico del ciclismo moderno in grado di vincere sia i grandi giri che le classiche di un giorno.

Per Nibali questo 2017 nella nuova squadra è stato un anno straordinario, andato in crescendo dopo le difficoltà di inizio stagione. Lo Squalo ha vinto il Giro di Croazia, è salito sul podio sia al Giro d’Italia (3°) che alla Vuelta di Spagna (2°) portando così a 10 il numero dei podi conquistati tra Giro (5), Tour (2) e Vuelta (3). In tutta la storia del ciclismo hanno fatto meglio soltanto Anquetil (13), Hinault, Merckx e Gimondi (12). E lo Squalo può raggiungerli o magari superarli nei prossimi anni. Basterebbe salire altre 3 volte sul podio di Giro/Tour/Vuelta, e di tempo ce n’è tantissimo … Ah, scusate se è poco ma nessuna squadra di ciclismo nella storia era riuscita a salire due volte sul podio delle tre grandi corse a tappe nel primo anno di attività.

Oltre al risultati delle classifiche generali, Nibali ha ottenuto due grandi vittorie di tappa, a Bormio al Giro e ad Andorra alla Vuelta. Tanti anche i piazzamenti, con il 3° posto sul traguardo di Asiago sempre al Giro e i tre terzi posti ottenuti in altre frazioni della Vuelta, precisamente all’Osservatorio Astronomico di Calar Alto, a Sierra de La Pandera e nella cronometro di Logroño, il miglior risultato di sempre per Nibali nelle prove contro il tempo. Poi, il finale di stagione, eccezionale nelle classiche italiane: la bellissima vittoria di ieri al Lombardia, il 2° posto dietro il compagno di squadra Visconti al Giro dell’Emilia, e il 3° posto alle Tre Valli Varesine.

E’ stato un anno bellissimo per lo Squalo, tra i migliori di sempre se consideriamo la continuità nella presenza delle corse in tutto l’arco della stagione e il protagonismo nelle stesse. Ma soprattutto, a prescindere dai risultati, è stato l’anno in cui Nibali ha ritrovato quella gioia che all’Astana stava un po’ venendo meno.

Gian Mattia D’Alberto /LaPresse

Adesso abbiamo un Nibali sereno, libero mentalmente, molto più forte psicologicamente perché felice. L’abbiamo visto esultare con la pinna dello Squalo, l’abbiamo visto aizzare la folla dopo lo show del Lombardia. Consapevole di essere una leggenda, lo Squalo finalmente s’è lasciato andare. Le critiche, ingenerose, che inspiegabilmente continua a ricevere, non lo scalfiscono neanche più. Fino a un anno fa lo infastidivano, adesso niente. Chi lo critica parla al vento. L’assurdità di chi sostiene che abbia vinto molte corse soltanto per la fortuna, dimentica che se fosse stato un pizzico più fortunato – lo Squalo – oggi sarebbe Campione Olimpico in carica per la vittoria della medaglia d’oro di Rio de Janeiro sfumata per la caduta a pochi chilometri dal traguardo delle Olimpiadi del Brasile nel 2016, e avrebbe già vinto un Mondiale nel 2013 a Firenze. Ci riproverà ancora, nel 2018 a Innsbruck per il Mondiale e nel 2020 a Tokyo per l’Olimpiade. I percorsi sono entrambi adatti alle sue caratteristiche (seppur per Tokyo abbiamo a disposizione soltanto alcune indiscrezioni), e l’Italia dello sport tifa per lo Squalo, coccolandosi uno dei campioni più forti di sempre sulle due ruote.

Il prossimo anno, per Nibali, sarà adrenalinico al massimo: prima le grandi classiche del Nord (Amstel, Freccia e Liegi), poi il Tour de France con un percorso inedito e ricco di asperità orografiche e tecniche che potranno favorire lo Squalo nel grande duello per Froome, vista la sua grande abilità nel guidare la bicicletta, con un Peter Sagan che potrebbe mirare alla classifica generale visto il tipo di percorso e la voglia di lavorare per essere competitivo anche su un percorso come quello di Innsbruck, dove vuole onorare la maglia iridata che a Bergen ha appena conquistato per il terzo anno consecutivo (come lui nessuno mai). Ma tra un anno in Austria lo slovacco troverà sulla sua strada un Nibali determinatissimo a strappagliela di dosso, quella maglia con l’iride.

LaPresse/ Spada

Ma il 2017 è stato un anno bellissimo non solo per Nibali: tutta la Bahrain-Merida può ritenersi soddisfatta per una stagione ad altissimo livello. Al Giro e alla Vuelta, intorno a Nibali, la squadra c’è sempre stata senza timore reverenziale nel guidare il gruppo con autorevolezza. Dietro il Team Sky, nei grandi giri nessuno ha corso bene come la squadra di Nibali. Che ha tentato anche altre vittorie di tappa, oltre quelle dello Squalo, sfiorandole con Visconti (2° a Peschici al Giro, terzo a Santo Toribio de Liébana alla Vuelta) e con il giovane talento spagnolo Iván García Cortina, 3° sempre alla Vuelta nell’arrivo di Gijón. Tra le gare importanti sono arrivate anche le vittorie del Giro dell’Emilia con la bellissima azione di Visconti e una grande strategia di squadra (Nibali 2° per una storica doppietta sul podio), l’8ªa tappa del Tour del Giappone con Jon Ander Insausti e i tre successi di Sonny Colbrelli che ha vinto la Coppa Bernocchi, la Freccia del Brabante e la 2ª tappa della Parigi-Nizza, oltre a scoprire il Tour de France per la prima volta in carriera ottenendo tanti piazzamenti e un buon 5° posto nella prestigiosa classifica generale finale della maglia verde. Gli sfortunati guai fisici di Navardauskas, Haussler e Jon Izagirre hanno impedito alla squadra di incrementare ulteriormente il bottino di trionfi, già considerevole, e non si può rimanere indifferenti rispetto ai tantissimi giovani che hanno brillato lasciando immaginare un futuro straordinario. Tra questi anche Antonio Nibali, il “fratellino” dello Squalo.

E per l’anno prossimo sono già arrivati 4 innesti importanti come Matej Mohoric, Kristijan Koren, Domenico Pozzovivo e Gorka Izagirre: tutti strategici per fare bene e brillare con uno squadrone a supporto dello Squalo al Tour de France (e non solo) nel 2018, sulle orme dello straordinario Pellizotti di questo 2017.

E menomale che Nibali aveva fatto una “cazzata”…

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