Ciclismo – I ‘segreti’ del campione, Slongo racconta Nibali dal primo incontro ad oggi: ”se fai muro contro muro, con lui vai a sbattere”

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Paolo Slongo e il rapporto con Vincenzo Nibali, dal primo incontro nel 2002 ad oggi

Tutto pronto per Il Lombardia: oggi i ciclisti si sfideranno per la Classica delle Foglie morte, l’ultima monumentale classica italiana. Occhi puntatissimi su Vincenzo Nibali, che questa corsa la vinse nel 2015, con lo stesso percorso scelto per l’edizione di quest’anno.

Un grande talento, un grande uomo, per nulla un ‘personaggio’, amatissimo proprio per la sua semplicità e ‘normalità’: “la prima volta che l’ho visto era il 2002, lui era in nazionale juniores e io allenavo le donne. Parlavamo, si capiva già che era un talento, pignolo come adesso per la bici. Allora era pero distratto, si dimenticava sempre qualcosa. Una volta ricordo eravamo in ritiro e Franceschi, il suo papà toscano, venne da casa per portargli le scarpe. Fusi era furibondo: ma come si fa a dimenticare le scarpe“, questo il racconto, al Corriere dello Sport, di Paolo Slongo, suo preparatore da ben nove anni.

La Liquigas fu una delle prime squadre ad avere il preparatore atletico. Vincenzo era giovane, ma aveva già il suo carattere. Il rapporto in principio fu dif?cile. Lui aveva classe e fantasia, e questo lo aveva portato a vincere subito. Ma per ambire a qualcosa di più bisognava trovare un punto di equilibrio fra la sua capacità di improvvisare e una preparazione fatta come si deve. Non ne voleva sapere, ci beccavamo spesso. Gli mandavo le tabelle e lui faceva come quelli che devono seguire una dieta: rimandava al giorno dopo. Poi arrivava a una corsa, magari la vinceva, e si convinceva che andava bene cosi. Con i test mi faceva diventare matto: diceva che non servivano a niente“, ha aggiunto l’allenatore italiano.

Se fai muro contro muro, con lui vai a sbattere. Pian piano ho capito come fargli fare le cose. lo sembro un bonaccione, ma gli ho chiesto tanti sacrifici, a volte stavamo giorni senza parlare. Nel 2010 vince bene il Melinda e io gli dico: cosi puoi farcela anche alla Vuelta. La vince e da lì comincia la metamorfosi. Adesso mi chiede consiglio su moltissime cose, c’è un rapporto che va oltre quello normale di un corridore con il suo allenatore. Io se penso che una cosa sia sbagliata glielo dico, non sto a pensare alla conseguenze, sono abbastanza diretto. Lui ha bisogno di uno che lo sproni, e pian piano ha capito“, ha continuato Slongo.

E’ integro, ha voglia di fare. Si vede proprio che gli piace andare in bici. Ogni anno aumentiamo i carichi di lavoro, ormai è arrivato a un livello notevole. Devo stare attento quando i più giovani vanno fuori con lui: devo fermarli se no si bruciano. Lui ha doti di recupero incredibili, favorite dal fatto che dorme dappertutto. Sente relativamente poco la pressione, e ogni volta resetta. Uno cosi può andare avanti ancora diversi anni”, ha concluso.

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