Vuelta di Spagna, Froome e Moscon raccontano la volata di oggi: soltanto il terzo successo di Trentin ha impedito al giovane trentino di vincere la sua prima tappa in una grande corsa
Che Gianni Moscon stesse correndo una Vuelta da fenomeno, lo avevamo già notato nei giorni scorsi: il giovanissimo 23enne trentino del Team Sky al suo primo grande giro tra i professionisti aveva già impressionato sulle salite più dure d’Europa, rivelandosi a sorpresa un gregario di lusso per un campione del calibro di Chris Froome. Oggi, sul traguardo di Tomares, Moscon ha sfiorato addirittura la vittoria di tappa, che da gregario e all’esordio in un grande giro avrebbe avuto un valore triplo. Soltanto il suo conterraneo Matteo Trentin (anche lui trentino) gli ha proibito la gioia del successo, centrando la terza vittoria di tappa in questa Vuelta che parla sempre più italiano. Moscon, sul proprio profilo facebook, ha scritto: “La sconfitta è meno amara se a vincere è un altro trentino“. Ma comunque questo secondo posto ha un valore eccezionale per Moscon, che si sta dimostrando un vero fenomeno. Nonostante corra da gregario, infatti, è anche 29° in classifica generale, miglior italiano dopo Nibali e Aru, e terzo miglior giovane, dopo Miguel Angel Lopez e Sam Oomen che però non hanno l’onere di dover gareggiare per un capitano che deve vincere la Vuelta come Froome.
Ed è proprio Froome che racconta con emozione il finale della frazione odierna: “Nel finale della tappa di oggi – ha detto il britannico, che indossa la maglia rossa di leader con 59” di vantaggio su Nibali – sono rimasto nelle prime posizioni per assicurarmi di non rimanere intrappolato più indietro e perdere altri secondi, ma è stato più eccitante vedere Gianni (Moscon, ndr) sfiorare la vittoria di tappa. Prima ha fatto un inferno di lavoro per proteggermi fino alla fine. Poi quando eravamo nell’ultimo chilometro e io ero al sicuro, gli ho detto: “Vai, cerca di salire sul palco”. Se non dovesse lavorare così duramente per me, avrebbe avuto molte più chance per vincere. Ho visto che era molto fresco e sembrava fortissimo. Io ero già in un’ottima posizione, quindi non avevo più bisogno di aiuto. Sicuramente sta arrivando la sua giornata. Io penso di essermi ripreso bene dopo le cadute di ieri, ho recuperato e non ho avuto acciacchi. Ovviamente nelle zone del corpo che ho sbattuto sull’asfalto rimane il dolore, ma la gara continua e penso solo alle due tappe di questo fine settimana. Oggi è stata una giornata più facile per tutta la squadra, non abbiamo dovuto lavorare“.
Anche Moscon ha commentato il suo secondo posto, con un pizzico d’amaro in bocca: “Il finale di oggi è stato molto duro – ha detto – abbiamo cercato di seguire il treno della volata con Froome a ruota. Poi sono rimasto in buona posizione e nell’ultimo chilometro perché non provare? E’ un peccato essere arrivato secondo. Ho improvvisato nel finale, perché non si sa mai come può finire una tappa. Mi sentivo bene. Ovviamente abbiamo lavorato sodo per Froome, crediamo al 100% in lui, oggi è stato un buon finale per me. Non ho molte opportunità come oggi, la salita negli ultimi 4 chilometri è stata davvero dura. Adesso ci concentreremo sull’alta montagna“.
Insomma, questa Vuelta ci sta consegnando un piccolo talento ancora da scoprire. Sta dimostrando di avere un futuro importante anche nelle grandi corse a tappe. Senza porsi limiti, perchè a quest’età e con queste gambe è consentito sognare in grande. A partire dal Mondiale di Bergen: il ct Cassani non può ignorare un corridore così in forma che potrebbe rivelarsi utilissimo per le strategie della Nazionale e delle sue punte (Trentin, Colbrelli e Viviani). Con un Nibali così, sarà uno squadrone con tutte le carte in regola per ottenere quella maglia iridata che manca dal 2008, anno della storica doppietta Ballan–Cunego.