Fabio Aru, corridore dell’Astana, ripensa a cosa è successo mercoledì prima della diciassettesima tappa della Vuelta di Spagna
Ieri la prestazione di Fabio Aru sulla salita di Santo Toribio di Liebana è stata stupenda. L’attacco a 36.5 chilometri dal traguardo ha infiammato i cuori dei tifosi italiani giunti in Spagna per tifare il Cavaliere dei Quattro Mori. Il capitano dell’Astana, grazie a questa bell’impresa, ha cancellato le critiche di questi giorni e dato prova di non essere finito. Fabio Aru ha guadagnato in classifica generale e adesso si trova a 2’59” da Alberto Contador (quinto in classifica ndr). Mancano altre 3 tappe per la conclusione della Vuelta di Spagna e l’impresa di giungere nella top 5 è davvero difficile, ma sicuramente ci proverà.
Fabio Aru ha spiegato l’attacco sull’ascesa di Santo Toribio di Liebana: “ci tenevo a dimostrare il mio valore. Sono uno che non molla mai. Ho la testa dura. A me, come professionista, non si può recriminare proprio nulla – ha dichiarato il corridore dell’Astana come riportato da La Gazzetta dello Sport -. A volte le gare vanno bene, altre meno. Ma ci metto sempre dedizione, serietà e sacrificio totale. Da grande professionista, appunto. E questo lo farò sempre, fino alla fine. Il morale è buono. Sono contento di essere riuscito a stare davanti a tanta gente forte e non era facile, perché Sky ha fatto un finale fortissimo. L’Angliru potrebbe essere un’opportunità”.
Il ciclista dell’Astana ha raccontato in parte cosa è successo mercoledì, quando i meccanici non gli hanno montato la bici da salita: “quello che mi è successo non è per niente bello – ha concluso -. Sapevo che la salita finale era dura, così è stata troppo dura. Per forza, in quelle condizioni”.