Maria Sharapova ha presentato ufficialmente il suo libro “Inarrestabile: la mia vita finora”: incredibile la parte su Serena Williams, una vera e propria ‘ossessione’ per Masha
Nella giornata di ieri, è stata presentata ufficialmente la biografia di Maria Sharapova. Il macroargomento più interessante è sicuramente il rapporto fra Masha e Serena Williams. Una sorta di ossessione, un rapporto di ‘odio competitivo’ che non ha mai permesso alla russa di considerare Serena nient’altro che un obiettivo da raggiungere e superare, una rivale della quale ha riconosciuto da sempre la forza, ma che ha sempre voluto battere, incurante di perseguire qualsiasi altro rapporto che non fosse quello fra ‘avversaria e avversaria‘. Nonostante ci tenga a sottolineare come non sia una loro tifosa, la Sharapova spiega di considerare l’immagine delle sorelle Williams come un’icona di forza. Il primo incontro con Serena avviene al ballo dei vincitori di Wimbledon 2002. Serena, neo campionessa, entra nella sala fra gli applausi di tutti i presenti, alzatisi in piedi per tributare alla regina del tennis femminile il giusto omaggio. Tutti tranne una persona, la giovane campionessa juniores, Maria Sharapova. “Volevo alzarmi ma il mio corpo non me lo permetteva. – scrive Masha – Ero bloccata su quella sedia con un singolo pensiero: ‘ti prenderò’“.
A Miami 2004 le due si ritrovano per la prima volta su un campo da tennis da avversarie. “Finalmente! L’avevo ‘inseguita’ per anni – spiega Masha, prima di lanciarsi in una descrizione della Williams che ha generato non poche polemiche – Prima di tutto, la sua presenza fisica è molto più forte e grande di quello che si percepisce guardandola in televisione. Ha delle braccia e gambe grosse ed è così intimidatoria e forte. È alta, molto alta. La sua presenza, fiducia, personalità, tutto. A Miami sembrava molto più grande di me. Da lì a poco avrei compiuto 17 anni. Lei era una donna cresciuta, esperta, la migliore giocatrice al mondo. E anche ora, può farmi sembrare una ragazzina“. La descrizione di Serena è stata giudicata razzista da alcuni lettori, generando una grande polemica, a tal punto che la russa è stata costretta ad intervenire ai microfoni di ABC per chiarire la vicenda: “il modo in cui ho descritto il suo corpo e i suoi muscoli è solo per far rendere conto meglio alla gente come una ragazza di 17 anni, che non aveva un corpo sviluppato, si sentiva incantata dalla magnificenza di Serena Williams“.
Nel 2004 finalmente il primo successo sulla tanto odiata rivale, la vittoria nella finale di Wimbledon. La Sharapova descrive un retroscena pazzesco: nello spogliatoio Serena Williams ha pianto davanti a quella ‘ragazzina magrolina’ capace di batterla contro ogni pronostico. Secondo Masha fu quello il vero inizio della loro rivalità, con Serena che si impegnò con tutta se stessa in ogni sfida successiva (vincendone 19 su 21 in totale) ricordandosi di quell’immagine per ogni singolo match.
“Piangeva e piangeva. Me ne andai il prima possibile, ma lei sapeva che ero lì. – racconta la Sharapova – Le persone si chiedono spesso perchè abbia avuto così tanti problemi a battere Serena, lei mi ha posseduta per dieci anni. Il mio bilancio contro di lei è di 2-19. Il motivo? Si parla della forza di Serena, del suo servizio e della sua fiducia, di quanto il suo gioco particolare si adatti al mio, e sicuramente questo è tutto vero Ma per me, la vera risposta era lì, in quello spogliatoio, dove io mi stavo cambiando e lei stava piangendo. Penso Serena mi abbia odiato per essere stata la ragazza magra ad averla battuta, contro ogni pronostico, a Wimbledon. Serena e io dovremmo essere amiche; amiamo la stessa cosa, abbiamo la stessa passione. Solo poche altre persone nel mondo sanno cosa noi sappiamo, cosa significa perdere o vincere, la paura e la rabbia. Ma non siamo per niente amiche. Per certi versi penso che ci siamo guidate una con l’altra. Forse questo è meglio che essere amiche. Ma chi lo sa? Un giorno, quando tutto questo apparterrà al passato, forse saremo amiche. O no. Non si può mai dire“.
Un momento, quello negli spogliatoi, che forse un domani, fuori dalle competizioni, potrà avvicinarle: del resto, solo due campionesse sanno cosa la rabbia, la passione e la gioia che si ritrovano in una vittoria o in una sconfitta.