Intervista a Franco Pellizotti dopo la straordinaria Vuelta di Spagna e una stagione da incorniciare: ambizioni importanti per la prossima stagione
Se il proverbio recita che “nella botte vecchia c’è il vino buono“, dopo la Vuelta di Spagna non possiamo che confermare la veridicità delle tradizioni dell’Italia campestre e rurale tramandate di generazione in generazione e applicate al ciclismo: le prestazioni di Franco Pellizotti in questo 2017 sono state straordinarie, per il friulano che a Gennaio compirà 40 anni e che è tornato al top del ciclismo italiano dopo qualche stagione dietro le quinte.
“Sto vivendo una seconda giovinezza” aveva detto durante il Giro d’Italia, concluso al 21° posto in classifica generale, quinto degli italiani dietro Nibali, Pozzovivo, Formolo e Cataldo nonostante corresse da gregario in appoggio proprio allo Squalo dello Stretto, rivelandosi fondamentale per la conquista del suo 9° podio in carriera in una grande corsa a tappe. Si sente ancora meglio adesso che ha concluso la Vuelta di Spagna svolgendo un ruolo ancor più importante per il 10° storico podio di Nibali, tagliando addirittura il traguardo al 5° posto su una salita durissima come l’Angliru e concludendo la corsa 25° in classifica generale, terzo italiano dopo Nibali e Aru.
“Ma i miei piazzamenti non mi interessano, non ci ho mai neanche pensato, ne’ corro per quelli. Per me era fondamentale il risultato di Nibali e della squadra, è stato molto più importante il podio del nostro capitano” spiega ai nostri microfoni, adesso che è rientrato in Italia dopo un paio di giorni trascorsi con la famiglia a Madrid più da turista che da atleta stremato e desideroso di riposarsi dopo tre settimane a tutta. Ma il ciclismo è anche questo, e Pellizotti ha potuto ritrovare la moglie Claudia e i tre figli Giacomo, Giorgia e la piccolissima Mia, per godersi qualche giorno in famiglia nella capitale spagnola.
Soddisfatto per quello che è riuscito a fare sia al Giro che alla Vuelta, Pellizotti è già carico in vista della prossima stagione. “Stare vicino a Vincenzo e aiutarlo il più possibile era la cosa più importante e sono contento di esserci riuscito – spiega – perché a quest’età non era scontato, ma mi sentivo pronto e l’ho dimostrato. E’ molto bello per me essere arrivato in una squadra con licenza World Tour e aver dimostrato quello che so fare. Sapere di aver dato una grande mano a Vincenzo per ottenere due podi importanti in due grandi corse a tappe come Giro e Vuelta è ancora più bello e mi da’ ulteriore fiducia in vista del prossimo anno e della stagione impegnativa che abbiamo in programma di disputare. Sono contento di essere importante per gli obiettivi della squadra e di averlo dimostrato con quello che ho fatto“.
La squadra, appunto. Il Team Bahrain Merida s’è proiettato nel panorama ciclistico internazionale per la prima volta e ha raccolto molto più di colossi con budget superiori e con una tradizione decennale. “E l’abbiamo fatto con tanti giovani, ad esempio alla Vuelta avevamo tre esordienti, tre ragazzi che erano alla loro prima esperienza in una grande corsa a tappe. E’ una cosa molto importante, da segnalare. Non lo fanno tutte le squadre, soprattutto quelle che partecipano con un grande capitano che punta alla vittoria della classifica generale” chiosa Pellizotti. Tra loro, Antonio Nibali e Iván García Cortina hanno impressionato. Le parole di Pellizotti sono dolcissime anche nei confronti di Nibali. Dopotutto i due sono amici da molti anni.
Franco, ci racconti la tappa dell’Angliru e l’episodio della caduta di Vincenzo?
“Era una tappa con grandi pressioni e aspettative, tutti la aspettavano da tanto perchè fino a quel giorno la Vuelta non aveva avuto un vero grande tappone. Non avevamo dovuto affrontare percorsi molto difficili, come capita al Giro dove abbiamo tappe lunghe con ciquemila metri di dislivello o con più salite lunghe e ravvicinate. Quella dell’Angliru invece era la più vera, almeno c’erano tre salite dure e un dislivello di tremila metri negli ultimi 40 chilometri. Era l’unica speranza di mettere in difficoltà un Team Sky così forte, ci speravamo soprattutto perchè Froome aveva già corso il Tour ad altissimi livelli e quindi poteva andare in difficoltà nella terza settimana della Vuelta, ma così non è stato. Comunque è stata una bellissima tappa, abbiamo provato ad animarla il più possibile, a farla dura sin dai primi chilometri perchè volevamo fare l’impossibile per vincere la Vuelta con Vincenzo contro la corazzata Sky. C’era un tempo davvero brutto, ci abbiamo provato, ma loro sono stati veramente forti e non c’è stato nulla da fare. Noi già nella prima discesa avevamo provato a metterci davanti e fare qualcosa di importante, perchè poi c’era subito la salita, e poi la discesa, e poi di nuovo la salita. Ci eravamo messi davanti con Visconti per stare fuori dai pericoli e iniziare a mettere in difficoltà Froome, che però ha tenuto. Poi nella seconda discesa ci siamo parlati con Vincenzo, perchè era molto più pericolosa. L’asfalto era molto scivoloso, viscido, si poteva finire per terra facilmente e abbiamo preferito scendere senza forzare, senza prenderci rischi. Io mi sono messi davanti e Vincenzo dietro di me, staccato un po’ per seguire le mie traiettorie. Poi è arrivato Pantano con Contador per attaccare in discesa e forzare, Pantano s’è messo davanti a tutta e Contador dietro Vincenzo, ma in quel momento proprio mentre loro hanno attaccato, in una curva verso sinistra ho sentito la caduta, mi sono girato e ho visto Vincenzo per terra. Mi sono subito fermato sul ciglio destro per andare a vedere cos’era successo, ma non ho avuto neanche il tempo di fermarmi che è passato tutto il gruppo e lui era già di nuovo in piedi con la bici perchè aveva una grande voglia. Poi i dolori per la botta si sono fatti sentire sulla salita finale. Non abbiamo capito se ha preso una macchia d’olio, sporcizia, polvere, ma la strada era davvero brutta, viscida e scivolosa. Pantano e Contador hanno attaccato lì, la Sky dopo la caduta di Vincenzo non ha voluto rischiare e Contador così ha vinto la tappa grazie a quel vantaggio cumulato a valle. Nonostante tutto, sull’Angliru abbiamo provato a fare un certo forcing per capire se Froome potesse andare in difficoltà, ma non è successo. Poi mi sono defilato, ma ho visto che Nibali era un po’ indietro e ho tirato fuori tutte le energie possibili per raggiungerlo e aiutarlo ad arrivare in cima perdendo il meno possibile. Quando l’ho visto in leggera difficoltà ho stretto i denti, mi sono detto che in quel momento bisognava dare tutto per salvare il secondo posto e ce l’abbiamo fatta“.
Infatti dal punto in cui Nibali e Pellizotti si sono staccati rimanendo indietro da Froome e Zakarin, hanno comunque guadagnato circa 20” su Contador e perso appena 30” da Froome. Non sono certo andati piano. Ecco perchè non c’è spazio per rammarico o recriminazioni.
“E’ stato un ottimo risultato – continua Pellizotti ai microfoni di SportFair – nonostante le difficoltà della prima settimana, su tutte quelle salite esplosive, con arrivi su pendenze ripide ma brevi. Per me erano un problema, ma un po’ anche per Vincenzo. I primi spingevano dei wattaggi molto alti, e io non riuscivo a tenerli. Ma sapevo che la terza settimana saremmo cresciuti, sia io che Vincenzo, perchè avremmo mantenuto i nostri ritmi iniziali mentre inevitabilmente gli altri sarebbero calati, e così è stato“.
Adesso che programmi hai? Inizi a pensare alla prossima stagione?
“I programmi dettagliati per il prossimo anno li faremo in inverno, dopo che avremo a disposizione tutti i percorsi. Non so ancora cosa andremo a fare nel dettaglio. Io personalmente cercherò di mettere a disposizione la mia esperienza per aiutare Vincenzo e soprattutto i ragazzi più giovani di questa splendida squadra. Voglio essere importante per loro e per tutta la squadra in generale. Per quanto riguarda le grandi corse, è chiaro che starò sempre al fianco di Vincenzo. Dovremo vedere il percorso del prossimo Tour de France, l’obiettivo sarebbe quello di andare lì e se andremo, sicuramente ci andremo con una squadra molto forte per provare a mettere in difficoltà Froome e il Team Sky. Il Team Bahrain Merida si rinforzerà come da programmi, in salita saremo molto forti. Già è arrivato Pozzo (Pozzovivo, ndr) che sarà importante, soprattutto per me (ride), perchè mi toglierà molto peso, ma anche per la squadra. In una salita come l’Angliru, ad esempio, lui sarebbe rimasto anche dopo di me a fare il suo. Vedrete, con noi il prossimo anno ci sarà da divertirsi. Nibali vuole vincere il Mondiale 2018 in Austria, e fa bene a puntarlo ma è ovvio che non correrà tutta la stagione solo in vista di quello. Dovrebbe correre per il Tour de France, poi per il Mondiale preparandolo alla Vuelta. Lo Squalo ha già dimostrato sia al Mondiale di Verona e in quello di Firenze, e poi alle Olimpiadi di Rio De Janeiro, che se le prepara come deve, può competere per la vittoria anche nelle corse di un giorno. E’ l’unico corridore tra i big delle corse a tappe che riesce a fare questo, e può puntare anche a classiche come la Liegi e il Lombardia. E’ giusto che lo faccia, è nelle sue corde. Ovviamente se tornerà alla Vuelta nel 2018, la farà in modo diverso dopo un Tour ad alti livelli e in preparazione per il Mondiale, ma ci andremo comunque con una squadra molto forte per puntare alla vittoria, magari con Izagirre o Pozzovivo, vedremo. Avremo una squadra più forte e punteremo alla classifica generale. Invece con Nibali punteremo al Tour de France per sfidare Froome, e in quel caso prima Vincenzo metterà nel mirino le grandi classiche del belgio che gli piacciono e che può vincere come l’Amstel, la Freccia e la Liegi. Non credo la Roubaix, ma quelle tre sicuramente sì. A me un programma così andrebbe benissimo, perchè sarebbe completamente diverso rispetto a quello di quest’anno, poi il Tour non lo faccio dal 2009 e mi ha lasciato ricordi stupendi (ha vinto la prestigiosa maglia a pois di miglior scalatore ed è arrivato 2° nella 9ª tappa a Tarbes). Ah – aggiunge – sul prossimo Mondiale 2018 c’è un’altra cosa da considerare: in Austria il percorso è davvero durissimo, e in questo momento la nazionale italiana sulle salite così dure è la più forte di tutte, con gente come Aru e Pozzovivo oltre allo Squalo, non siamo secondi a nessuno“.
A questo punto, da corridore esperto e navigato quale sei, come vedi l’Italia ai Mondiali di Bergen tra pochi giorni?
“I nostri ragazzi hanno dimostrato di essere molto in forma, soprattutto Viviani, Trentin e Moscon. Il mondiale è sempre una corsa un po’ particolare, su un percorso così sarà ancora più difficile. Tutto dipenderà dal meteo e da come andrà la corsa, ma se l’Italia correrà da squadra e da gruppo unito, ci si potrà togliere qualche soddisfazione importante“.