Esteban Chaves sta correndo una grande Vuelta di Spagna. Il ciclista della Orica Scott racconta i momenti bui della sua vita agonistica
Esteban Chaves sta piano piano tornando quello visto nel 2016. Il colombiano della Orica Scott sta dimostrando di non essere finito e alla Vuelta di Spagna è l’unico che sta tenendo a bada Chris Froome. La stagione di Chaves è iniziata da qualche mese: gli infortuni al ginocchio lo hanno fermato diversi mesi nella prima parte (alla Grande Boucle non ha realizzato una buona prestazione) e ora alla Vuelta di Spagna è pronto a dare filo da torcere al vincitore dell’ultimo Tour de France.
Esteban Chaves deve recuperare 11 secondi in classifica da Froome e oggi ha la grande occasione di poter vincere la tappa (la salita di Xorret de Catì è adatta alle sue caratteristiche). Il ciclista della Orica Scott ha raccontato le sue sensazioni su questa edizione della Vuelta di Spagna: “una gara bellissima, che mi piace tanto e che anche in passato mi ha portato tante belle sorprese. Però manca ancora tanta strada da qui a Madrid – ha dichiarato Esteban Chaves come riportato da La Gazzetta dello Sport -. Non bisogna farsi prendere dall’entusiasmo. Piedi sulla terra, testa bassa e continuare così. Finora abbiamo fatto ascese brevi, di poco più di dieci minuti. Non sono molto indicative, bisogna aspettare le grandi salite. La squadra forte, che tiene molto a me. Ne sono contento”.
Esteban Chaves ha svelato quale è la sua tappa preferita: “c’è già stata, quella di Tarragona, perché era tutta in discesa – ha proseguito -. Però non è stata lo stesso facile, c’era vento. È dall’inizio che lottiamo. Tra quelle che mancano ce ne sono molte che non conosco, quindi non so dire. Però una cosa è certa: la gente si divertirà”. Il ciclista della Orica Scott ha svelato cosa è successo nella prima parte di stagione quando si è fermato per gli infortuni: “ero partito bene in Australia. Poi ho avuto qualche problema di salute, così al Delfinato e al Tour ho solo sofferto.Mi mancava il ritmo… Ad aprile sono stato nove settimane senza potermi allenare. Però la vita mi ha insegnato a tenere duro, a lottare. A non mollare mai”
Chaves è uno di quei ciclisti che ride sempre. Il corridore ha spiegato il motivo: “è normale. Dopo tutto quello che ho passato, vedo la vita con occhi differenti. Do più valore alle cose. Già il semplice fatto di essere al via di una corsa mi rende felice. Anzi, è come una vittoria – ha continuato -. Essere considerato poi tra i favoriti… Super. Inoltre vivo molto di sogni che spesso si realizzano. Però se non sogni e non lotti per realizzarli, per che cosa vivi?. Chavito ha raccontato un particolare molto curioso sulla sua prima bicicletta: “mio padre me ne aveva comprata una in alluminio e io la dipinsi come una Colnago – ha svelato -. Gli misi anche le scritte. Era piccola, con le ruote da 26. Della mia misura. Ero felice con quella bici come lo sono ora”.
Nella vita di Chaves ci sono due importanti ricordi: uno riguarda l’incidente di Laigueglia nel 2013 e l’altro alla Tirreno-Adriatico 2012. Il ciclista della Orica Scott ha raccontato quei momenti: “ho dimenticato tutto. Credo sia una forma di autodifesa. Però mi sono rimaste delle lesioni al braccio destro. Se passiamo veloci dal rifornimento non prendo la borsa, lo fa qualche mio compagno per me. Dall’ammiraglia le borracce le prendo con il sinistro. Anche nel vestirmi ho qualche problema. Diciamo che ho una funzionalità dell’80 per cento. Un trionfo se penso a come ero messo – ha concluso -. Nella sesta tappa non ne potevo più. Scesi dalla bici e cominciai a piangere perché non ero capace di dare una pedalata in più. Nel ritirarmi il giudice mi levò dalla maglietta un dorsale. L’altro me lo portai a casa. L’ho appeso al muro per vederlo ogni mattina. Nella mia casa a Bogotà è ancora lì, così mi ricordo. Era il 54″